Nella domenica che ha consegnato alla storia l’abbraccio ai primi ostaggi e il transito aperto in una Gaza rasa al suolo, la politica italiana ha offerto alla cronaca un vivace movimento di realtà cattoliche: incontri non certo storici, ma forse promettenti.
Ne ha fatto esplicito riferimento il giorno dopo anche il presidente della CEI, in passato assai prudente per i rischi di letture partitiche. Durante la sua relazione al Consiglio permanente il card. Zuppi ha detto nel contesto dell’attenzione “giubilare” a quanti vivono difficoltà: “È in questo senso che guardiamo con simpatia agli sforzi per una rinnovata presenza dei cristiani nella vita politica del Paese, e mi auguro dell’Europa, a partire dalla Settimana Sociale di Trieste”.
L’evento dello scorso luglio, che ha rilanciato in modo forse mai così approfondito l’urgenza di un impegno più costruttivo e partecipato dei laici cattolici (“sinodale” verrebbe da scrivere) al servizio del bene comune, è stato molto citato nei convegni, come un riferimento ineludibile, ma impegnativo.
Così a Milano, dove erano riuniti i simpatizzanti della neonata “Comunità Democratica” (centinaia di persone hanno dovuto seguire l’evento solo online) animata da Graziano Del Rio e altri cattolici democratici, con le analisi tecniche dell’economista Leonardo Becchetti e dell’ex manager Ernesto Maria Ruffini, che molti osservatori vedono come il nuovo Prodi (il “vecchio”, Romano, ha comunque spronato a distanza l’assemblea). Così a Orvieto, dove il raduno venticinquennale di “Libertà eguale” (con molti ex cristiano sociali e la voce-guida di Paolo Gentiloni) ha marcato alcuni punti di distinzione soprattutto nella politica estera europea, evidenziando però anche il rischio astensionismo e dispersione: ne ha parlato Giorgio Tonini, voce “trentina” sempre apprezzata in queste fasi di mediazione, che nell’intervento condiviso con le due assemblee (da Milano c’era Pierluigi Castagnetti) ha segnalato a Orvieto l’importanza di progetti condivisi a difesa della democrazia e del rilancio della Costituzione: “Mettiamoci al lavoro insieme. Perché non c’è tempo da perdere”.
Nota positiva: ambedue gli appuntamenti registrano un’attenzione più profonda ai programmi che agli apparentamenti: al “fare che cosa” più che al “fare con chi”. Si sono affrontati i temi della sanità, della scuola, del lavoro, dell’autonomia differenziata, sulla quale il giorno dopo è arrivato lo stop della Corte Costituzionale al referendum, lasciando parlare soprattutto amministratori e tecnici: alcuni di loro fanno parte di quella “Rete di Trieste”, trasversale ai partiti e coordinata dal friulano Francesco Russo, che puntano a favorire sintonie e collaborazioni aldilà delle ideologie. Come? Lo sapremo a metà febbraio nell’atteso incontro di questa Rete. Che spazi comuni non manchino lo dimostra anche l’attivismo di “Immischiati”, il movimento avviato ancora prima di Trieste dal carismatico Gigi de Palo, allargatosi ben oltre lo storico nodo del benessere familiare. E c’è anche il centrismo cattolico “storico”, presidiato da un altro trentino, Ivo Tarolli, che annuncia per le prossime settimane il varo di una (ennesima) forza politica d’area cattolica “in grado di arrivare in doppia cifra”. Nota negativa: l’età media ancora piuttosto alta dei partecipanti agli eventi di domenica, anche se molti giovani, davanti a temi concreti, sono disponibili. Solo i prossimi mesi diranno quale vino uscirà da questa strana fermentazione di metà gennaio.