“Speriamo che la tregua si stabilizzi, si trasformi in un vero e proprio processo di pace, a Gaza e in tutta l’area, e apra la strada ad una soluzione politica della questione palestinese”. Il custode di Terra Santa padre Francesco Patton commenta all’Agensir quanto sta accadendo a Gaza, in Israele e in Cisgiordania dopo l’entrata in vigore della tregua tra Israele e Hamas, frutto di un accordo mediato da Usa, Egitto e Qatar, che prevede, tra i vari punti, anche il rilascio degli ostaggi israeliani in cambio della liberazione di detenuti palestinesi.
Il frate è consapevole che “la fine della guerra non significa la fine del conflitto”, ma ribadisce la necessità di “affrontare alle radici, in modo serio e credibile, le questioni profonde che stanno all’origine di questo conflitto da troppo tempo”.
“Vedere ostaggi israeliani e detenuti palestinesi, tra loro donne e bambini, tornare a casa fa davvero piacere. Ho visto in quelle immagini quasi un compimento di uno dei ‘segni’ del Giubileo, la scarcerazione dei prigionieri. Certamente – ha aggiunto Patton – un segno ‘inconsapevole’ messo in atto dai due contendenti. Vorrei che Dio Padre mettesse dentro il cuore e la mente di chi ha responsabilità politiche, da una parte e dall’altra, molti altri segni giubilari inconsapevoli, soprattutto una qualche forma di disponibilità alla ricostruzione e alla riconciliazione. Uno dei segni giubilari era anche la restituzione delle terre. Che si imparasse a riconoscere che la terra è di Dio che la dona ai suoi figli e figli lo sono sia gli israeliani che i palestinesi. Impariamo ad essere custodi di una terra che appartiene a Dio e che Dio ci mette a disposizione per costruire fraternità”.