Che abbondanza, domenica scorsa, sull’altare di San Vigilio! Ben tre giovani, futuri preti in autunno, frutti maturi di gioia. Anche se sappiamo che per qualche anno avremo pochi altri diaconi, affrontiamo la crisi delle vocazioni con una certezza e una fiducia. La certezza è che si deve tenere alta la tensione della preghiera – aiuta quel primo giovedì del mese con la veglia guidata dall’arcivescovo Lauro in paesi diversi – perché il Signore “mandi operai alla sua messe”.
La fiducia deriva dalle stesse storie dei seminaristi Filippo Zanetti e Federico Mattivi (insieme al religioso “brasileiro” Valdinei Alves Da Silva) che proprio a quella messe appartengono. Infatti, sono giovani non tanto diversi dai loro coetanei che amano i cantautori e si cercano sui social, ma hanno trovato nel servizio in oratorio una fonte di felicità prima ancora che una chiamata alla responsabilità. Con tutti i sacrosanti timori dei loro coetanei (e i messaggi controvento di una cultura che invita a bruciare esperienze ed emozioni, “mordi e fuggi”) hanno avuto il coraggio di mettere i loro piedi dietro le orme di bella gente (preti sì, ma anche laici, perché no?) che dava loro fiducia: “passi di Vangelo”, chiamiamoli così, proprio come la fortunata iniziativa della nostra Pastorale che ha rivelato la capacità di porre una personale ricerca esistenziale a confronto con la vita di Gesù narrata nella Parola di Dio. Da quei percorsi, ambientati anche d’estate nelle case dei campeggi e d’inverno nei “Capodanni capovolti”, il ventiseienne di Darzo e il venticinquenne di Pergine Valsugana hanno capito che il prezzo del biglietto d’andata valeva già il viaggio. Lo hanno reso via via appagante nei sei anni di seminario – senza costrizioni e anche senza lusinghe, grazie a guide spirituali umanamente attente (compresa, da qualche anno, una coppia di genitori come Annalisa e Vittorio) – dal quale si sono staccati temporaneamente per una decisiva esperienza di servizio al Sermig di Torino e nella comunità di Senigallia. In direzione opposta, inviato dal Brasile in Italia dalla sua famiglia religiosa degli Stimmatini, anche Valdinei ha raggiunto questa decisione libera e matura, un “eccomi” nelle mani del Signore della Vita.
Per qualche mese godranno già della loro “offerta” la comunità di Mori per Filippo, quella di Povo-Villazzano per Federico e quella cittadina dei Bertoniani-Santissimo per Valdinei, ma questi ultimi (per ora) diaconi e prossimi sacerdoti ci offrono già una riprova incoraggiante: le scelte di vita sacerdotale nascono da storie di ragazzi normali, da comunità cristiane che sanno “narrare” il Vangelo, da percorsi di pastorale accattivanti ed esigenti insieme, da anni di formazione a contatto con le famiglie di oggi e le sfide del disagio, da studi bilanciati con gli spazi di preghiera e di direzione spirituale. È quanto ha indicato proprio questa settimana il documento CEI per i seminari (quello finito malamente nei titoli dei giornali solo per il tema omosessualità) che insiste sulle proposte comunitarie e giovanili, sul coinvolgimento di figure laicali – anche femminili – in una formazione continua, al passo coi tempi.