Il mondo dello sport e del giornalismo tutto ha salutato, commosso, Gian Paolo Ormezzano, storica firma de La Stampa, del Guerin Sportivo e di Famiglia Cristiana, oltre che direttore responsabile di Tuttosport. Nato a Torino nel 1935, lascia, all’età di 89 anni, la moglie e tre figli, di cui uno giornalista.
Per ViTrenD, marchio editoriale a diffusione nazionale di Vita Trentina, Ormezzano aveva recentemente firmato la prefazione del libro “Quanti sassi nei miei sandali”, di Giacomo Santini. Lo omaggiamo riproponendo parte del testo in questione, che tradisce la sua grande passione per lo sport, per il giornalismo e per la lettura, oltre che la sua grande amicizia con Santini stesso:
“Scrivo senza avere letto il libro, lo confesso. Ho scritto tante prefazioni, in tanti anzi troppi anni – ormai settanta, aiuto – di giornalismo ergo di picchiettio sui tasti (per difetto calcolo siano in totale 150 milioni di battute), dalle macchine da scrivere meccaniche a quelle elettriche a quelle elettroniche, le ho scritte quasi sempre bluffando, cioè fingendo, come chissà quanti altri sicuramente più considerati ed austeri e severi di me, di avere letto il libro che introducevo. Stavolta sono sincero, confesso subito chiaramente che no. Ci sono alcune ragioni, però, che in questo particolarissimo caso non solo mi giustificano, ma mi obbligano ad agire come agisco. E chiedo scusa se parlo anche tanto, troppo di me, ma Giacomo Santini con la sua amicizia, con questo coinvolgimento e dunque con il suo prendermi sul serio (esercizio vietato ai miei otto nipoti, un mio ordine che rispettano eccome, purtroppo non riuscendo anche a coinvolgere i loro genitori, le due mie figlie e il mio figlio), Giacomo Santini dicevo o meglio scrivevo è il colpevole di tutto ciò.
Preciso subito che ho rifiutato l’offerta di ricevere e leggere il testo sul display del computer che per me è soprattutto un “coso”, cioè un misterioso, imprescindibile ma soprattutto odioso strumento di quello strano e freddo lavoro a cui si è ridotto il giornalismo diciamo classico. Mi sono autoesentato dalla lettura algida e spaccavista propostami, attendo di avere il libro cartaceo fra le mani, sia pure in bozze: a 86 anni compiuti, anzi suonati, lo sfogliare le pagine è uno degli esercizi fisici più intensi e salutari che si possono (e debbono) fare.”