La Federazione Trentina della Cooperazione ha firmato con la Fisascat Cisl il nuovo contratto integrativo provinciale delle Famiglie Cooperative, un accordo frutto di un lavoro di mediazione durato oltre due anni e mezzo.
La Fisascat Cisl rappresenta la maggioranza dei circa 1.900 lavoratori del sistema. Si sono però sfilate dall’accordo Filcams Cgil e Uiltucs.
“Avremmo voluto un accordo unitario con tutte le sigle sindacali, ma non sempre la mediazione viene percepita come giusta. Tuttavia, il nostro obiettivo rimane chiaro: lavorare per il bene dei lavoratori e delle cooperative. La nostra porta rimane aperta”, commenta la vicepresidente del settore consumo della Federazione Trentina della Cooperazione Paola Dal Sasso.
La disdetta del vecchio contratto era avvenuta a febbraio 2023 (la sua disapplicazione formale il 30 aprile 2024). Il nuovo contratto prevede “un cambio di paradigma” nel rapporto tra sindacati, Federazione e cooperative: aumenta il diritto di informazione e la partecipazione attiva dei lavoratori nella vita delle cooperative. Per quanto riguarda le tutele welfare, è previsto un premio variabile legato ai risultati, è stato reintrodotto il premio fedeltà di 500 euro ogni 10 anni di anzianità e aumentano i buoni spesa mensili (da gennaio 2025). Viene estesa anche la copertura economica a carico del datore di lavoro al 50% oltre i 180 giorni di malattia, sono previste 20 giornate retribuite per la malattia dei figli fino ai 14 anni e aumenta la quota versata dalle cooperative per la sanità integrativa e l’impegno a verificare congiuntamente al sindacato il piano sanitario e per la previdenza complementare.
“Abbiamo deciso di non sottoscrivere l’intesa perché mancano le condizioni per noi indispensabili a rinnovare il contratto. Oltre che una questione di merito, però, poniamo una questione di metodo. Abbiamo presentato delle osservazioni e avremmo auspicato un confronto anche su questi contenuti. La nostra proposta di mediazione, invece, è caduta nel vuoto e a questo punto per coerenza con il mandato dei nostri iscritti non sigliamo l’accordo”, commenta il segretario della Filcams Cgil Luigi Bozzato.
Filcams ha ritenuto non accoglibili le richieste di deroga ai contratti nazionali che le Famiglie cooperative vogliono introdurre su banca ore per i part time, contratti a chiamata, estensione della stagionalità e flessibilità. “Non ci siamo posti in posizione di muro, però abbiamo ribadito che non possiamo sottoscrivere deroghe che vanno incontro alle richieste di flessibilità organizzativa delle aziende ottenendone in cambio anche un peggioramento delle condizioni retributive, con l’introduzione di una quota variabile consistente del contratto legato ai risultati aziendali”.
Altro punto centrale per via Muredei era l’impegno a mettere nero su bianco la transitorietà dell’accordo sulla variabilità. “Se è una situazione emergenziale come tale va gestita. Per noi non c’è questa assunzione di impegno”, rimarca Bozzato, che sottolinea comunque un passo avanti nell’individuazione del principio per cui le famiglie in crisi dovranno avviare un tavolo sul risanamento entro due mesi dalla presentazione del bilancio. “E’ un principio innovativo di cui rivendichiamo l’importanza. Così come formulato però al momento si traduce solo in una dichiarazione di intenti, non in una sufficiente assunzione di responsabilità. Crediamo al contrario che si debba fare un passo avanti con un ragionamento più ampio di sistema. Accanto allo sforzo indispensabile delle 15 coop che più subiscono gli effetti della concorrenza affrontando le difficoltà anche attraverso le fusioni, l’assunzione di responsabilità e gli strumenti di solidarietà debbono coinvolgere tutti le 65 cooperative”.