Si è celebrata nel pomeriggio di giovedì 19 dicembre nella suggestiva cornice della chiesa di Santa Massenza, a Vallelaghi, la tradizionale Messa in attesa del Natale del Centro Trentino di Solidarietà. Un momento di grande intensità e condivisione, vissuto da operatori, volontari, familiari e ospiti delle comunità di Casa Giano e Casa Lamar, insieme al padre carmelitano Rosario del Santuario delle Laste di Trento.
La celebrazione, molto partecipata è stata arricchita dalla musica e dai canti, grazie al contributo di “Forza Band”, che come primo canto ha scelto un riadattamento in italiano di Blowing in the Wind di Bob Dylan, dando il via alla celebrazione. Padre Rosario, con il suo consueto calore e profondità, ha ripreso le parole del brano, sottolineando il famoso verso: “La risposta, amico mio, soffia nel vento, la risposta soffia nel vento”. Un verso che per Dylan esprimeva l’incertezza e l’irraggiungibilità della risposta alla grande domanda sul senso della vita. Ma padre Rosario ha voluto andare oltre, affermando che noi, riuniti in quella chiesa, una risposta la abbiamo: si chiama Natale. “Natale – ha detto – è un volto, un uomo che si fa presente. Ogni anno nasce per ognuno di noi e ci ama non per come dovremmo essere, ma per tutto ciò che siamo”.
Con parole cariche di significato, padre Rosario ha ricordato che “un uomo non è una somma dei suoi difetti, dei suoi errori, dei suoi fallimenti. Un uomo è luce e ombra, pregi e difetti, buono e cattivo, e Gesù prende tutto, lui vuole tutto, perché ama tutto”. Ha spiegato come questo amore incondizionato non dipenda dai nostri meriti, ma sia un amore che ci accoglie così come siamo. Riprendendo un pensiero di Papa Francesco, ha sottolineato che “un uomo è prima di tutto desiderio di felicità” e che la forza di questo desiderio è ciò che ci rende autenticamente umani. Il Natale, in questa visione, è l’invito a fare spazio a un amore che ci accoglie nella nostra interezza, senza aspettare di diventare migliori o di smettere di sbagliare. Padre Rosario ha poi riflettuto sul significato delle ferite. Ha ricordato che Gesù, dopo la risurrezione, non ha nascosto le sue ferite, ma le ha mostrate come testimonianza della sua storia. Allo stesso modo, anche le nostre ferite – pur dolorose – sono parte della nostra unicità e possono diventare il punto di partenza per una rinascita.
L’atmosfera di condivisione e servizio ha caratterizzato tutta la giornata, dove ognuno ha dato il proprio contributo secondo il ruolo e la personalità di ciascuno. Gli ospiti delle comunità si sono messi a servizio preparando una merenda per tutti, la “Forza Band” ha guidato i canti sostenendo il coro di Casa di Giano, mentre una parte del consiglio di amministrazione ha affiancato padre Rosario durante la celebrazione. Un esempio concreto di come, uniti, si possa costruire qualcosa di bello e significativo. La messa si è trasformata in un momento di comunione autentica, in cui ciascuno si è sentito parte di una grande famiglia. La celebrazione si è conclusa con un messaggio che è risuonato profondamente nei cuori di tutti i presenti: “Non c’è mai un ‘ormai’. Ogni giorno possiamo ripartire, così come siamo, con il desiderio di essere felici”. Un invito che riecheggia il vero spirito del Natale: un amore che non si arrende davanti ai nostri limiti e che ci spinge a credere nella possibilità di ricominciare sempre.
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