Entriamo e subito un dolce profumo ci avvolge. Viene da lontano. Hani Ramadan sta impastando la basma, ricopre l’abbondante strato di pistacchi tritati con un amalgama di semolino e burro chiarificato. Poi mette la grande teglia di forma circolare sul fuoco. Anche questa ricetta sarà certamente annotata sul quadernetto che il giovane pasticcere ha cominciato a scrivere a Damasco, continuando a farlo anche in Libano. Da qualche settimana lavora per “Cara Siria” che sarà inaugurata sabato 21 e domenica 22 dicembre: una grande festa per la prima pasticceria siriana in Trentino e in Italia.
PASSIONE PASTICCERE
“È il lavoro che mi piace, la mia passione, sono felice”, ci dice Hani senza staccare gli occhi dal dolce che sta realizzando. Hani Due figlie, la prima, Alma, di 7 anni e la seconda, Dima, che il prossimo aprile ne compirà due, è arrivato in Italia con la sua famiglia a fine novembre 2021 con i corridoi umanitari; ha vissuto per un periodo a Maso Martini di Pergine. Ora sono in affitto in un appartamento, sempre a Pergine. Hani parla poco ma non è certo tipo da rimanere con le mani in mano. Nemmeno quando si è trattato di mettersi a studiare per la patente, passando al primo colpo quei quiz che mettono in difficoltà anche chi ha sempre scritto e parlato in italiano. “Senza patente non si può fare niente, neanche lavorare”, ci dice mentre completa la sua ricetta versando sulla basma lo sciroppo di zucchero. Due fratelli di Hani sono ancora in Libano, i genitori e le due sorelle vivono a Damasco, inevitabile scambiare due battute su ciò che sta accadendo in queste ore in Siria. “Ci sentiamo ogni giorno al telefono, ora papà e mamma sono felici: mi piacerebbe un giorno poter tornare a riabbracciarli”.
DA TRENT’ANNI IN TRENTINO
L’idea di aprire una pasticceria girava in testa da diverso tempo a Fares Vauall, nato in Siria 57 anni fa, da oltre trenta in Trentino, dove ha sempre lavorato come metalmeccanico; vive in val di Non con la moglie e ha quattro figli, tutti nati in Italia: la più grande è un’ostetrica e vive a Francoforte, il secondo è un medico che si sta specializzando in radiologia, la terza sta studiando medicina e il quarto frequenta le superiori. “Quando siamo venuti in Italia non è stato certo per il lato economico, per quello mi sarebbe convenuto restare in Siria, dove facevo il frigorista, con una bella attività avviata; ma volevo essere libero e la dittatura di libertà non ne lascia”, racconta Fares che ricorda la prima visita al fratello che già si trovava in Italia. “Volevo portarlo indietro, ero arrabbiato con lui. Poi, quasi senza rendermene conto, qui ho capito di aver trovato un’altra Siria, due culture simili, specialmente per me che venivo da Aleppo, città che era sempre stata un esempio di tolleranza e convivenza, mosaico di culture e religioni: ricordo bene la comunità cristiana che veniva a festeggiare assieme a noi mussulmani l’inizio del Ramadan. Padre Paolo Dall’Oglio per me è stato come un fratello; l’ho ospitato a casa mia, a Cles, e tanto l’ho pregato di non ritornare in Siria: la sua scomparsa è stata per tutti una grande perdita”.
TRADIZIONE DI FAMIGLIA
In centro, sulla via principale, i bisnonni e i nonni materni di Fares, avevano una decina di pasticcerie, nemmeno quelle sono state risparmiate dalla guerra. Così, in un certo senso, il piccolo negozio che sta per aprire le sue porte in via Torre d’Augusto, nel quartiere di San Martino a Trento, è anche un simbolo di rinascita, di una dolce storia che non vuole interrompersi. “Qui ho trovato la pace, qui ho potuto creare e allargare la mia famiglia: con questa pasticceria voglio cercare di donare anche io qualcosa a una città bellissima e alla sua gente, che mi ha dato tanto; non venderemo zucchero ma bontà creata con ingredienti ottimi e di prima qualità. Stiamo portando a Trento un pezzo di Siria, vogliamo fare cultura della nostra pasticceria”.
INCONTRO (QUASI) PER CASO
Sarebbe stato più semplice aprire un’attività in Germania, a Francoforte, dove la comunità siriana è certamente più ampia. Ma la scintilla è scattata in Trentino, dove vivono una cinquantina di famiglie siriane. Trovare un pasticcere non è stato semplice: a fare da “ponte” tra Hani e Fares è stato padre Munir di Aleppo, diventato, grazie ad alcuni incontri conviviali, un’amicizia in comune. “Ho apprezzato subito la passione di Hani. Sapete cosa mi ha detto l’ingegnere che ha seguito i lavori dopo aver assaggiato un suo pasticcino? Oltre alla bontà, io sento che chi lo ha fatto era felice mentre lo faceva, che lo ha fatto con amore. E questo è il complimento più bello; peccato che Hani non mi faccia mai assaggiare nulla”. Fares e il suo pasticcere si sciolgono in una risata genuina, prima di tornare a ragionare sul futuro prossimo. “Ci piacerebbe aprire anche qualcosa in centro città, sto cercando il posto”, anticipa Fares. “Una sorta di caffetteria, offrendo prodotti dolci e salati. Faremo anche il falafel… come si deve”.
MARHABA!
Un passetto per volta, ripete sempre Fares, anche perché il districarsi nella burocrazia ha comportato qualche mese di ritardo nell’apertura. Ma ora il momento è arrivato, sabato e domenica saranno giornate di festa; i ripiani delle bacheche sono ancora vuoti, ma il profumo nell’aria aiuta a immaginarseli pieni di golosi pasticcini. I menù sono pronti, decorati con gli eleganti motivi del mosaico di Damasco, che unisce materiali diversi per creare un’opera armoniosa. Nicole, giovane trentina che accoglierà i clienti da dietro al bancone, ce ne porge uno da sfogliare in anteprima: i nomi dei dolci in vendita sono scritti in siriano con a fianco la traduzione in lingua italiana. “Chi saranno i miei clienti? Trentini e stranieri, certamente curiosi di scoprire un gusto nuovo”, conclude Fares, prima di salutarci e accompagnarci all’uscita. “Marhaba, qui siete tutti i benvenuti!”
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