L’antica “Signora” si è rifatta bella

Alla vigilia della riapertura, un suggestivo interno della Cattedrale parigina di Notre-Dame, la seconda al mondo per numero di visitatori, restaurata cinque anni dopo il furioso incendio

Non furono pochi, in quel 16 aprile 2019, a seguire con sgomento e amarezza l’impressionante incendio che dilaniava Notre-Dame. Centinaia di pompieri impiegarono ore ed ore a spegnere quel rogo che ha ridotto in cenere la celebre guglia ottocentesca, gran parte del tetto con la sua foresta di capriate (tutto in legno di quercia), riempiendo l’interno di detriti e fumo, con l’effetto di annerire completamente le pareti già rese grigie da quasi mille anni di storia.

Finalmente il complesso restauro, realizzato con donazioni da tutto il mondo che hanno raggiunto l’astronomica cifra di 846 milioni di euro, sarà svelato il 7 dicembre: il Presidente Macron consegnerà all’Arcivescovo di Parigi la cattedrale gotica, che l’8 dicembre risuonerà nella solennità dell’Immacolata aprendosi ai visitatori (13 milioni ogni anno). L’attesa per quest’evento ha contagiato l’intera nazione, a prescindere da appartenenze religiose. Un fatto sorprendente che provoca una domanda.

Com’è possibile che un popolo come quello francese, paladino della laicité fin dai tempi della sua celebre rivoluzione, s’infiammi e si entusiasmi per un evento tutto sommato attinente alla religione cattolica anziché a una sbandierata laicità? (Su più di tre milioni di abitanti di Parigi, poco più di un milione sono i battezzati). E perché mai tanta attenzione nel mondo anche al di là della Francia? Nostalgia malcelata per un solido riferimento antico del quale Notre-Dame era simbolo e che è bastato un incendio a far riaffiorare? Nelle emozioni che quell’incendio aveva suscitato non si percepiva forse l’eco o il sapore della sofferenza che prova l’uomo d’oggi quale effetto del suo prescindere da Dio?

Chi visiterà gli interni dell’edificio costruito nel 1163 (ma prima altre quattro chiese si erano succedute in quello stesso luogo), potrà trovare uno spazio che appare più grande, perché è diventato di nuovo chiaro. Notre-Dame sarà più luminosa, ritroverà i suoi colori originali, e questi colori la renderanno più larga e spaziosa. È ormai un dato di fatto riconosciuto: con il loro gioco di luci e ombre, gli interni di questa Cattedrale offrono un’esperienza spirituale e visiva che pochi luoghi al mondo possono eguagliare.

L’Arcivescovo di Parigi, Laurent Ulrich, che in questo periodo pluriennale di lavori s’aggirava di frequente nei cantieri in tuta e copricapo da operaio, in questa occasione – pur distanziandosi da entusiasmi passeggeri – non si fa riguardo a parlare di “rinascita”, abbinando la soddisfazione per una cattedrale “ritrovata” in tutto il suo mistico splendore originale, con considerazioni tipicamente pastorali, relative alla vitalità del cristianesimo in una nazione che, non da ieri, è ritenuta la più scristianizzata d’Europa e “terra di missione”.

“Spero che l’incendio di Notre-Dame e soprattutto la sua ricostruzione – ha detto mons. Ulrich possano cambiare qualcosa nel cuore dei nostri contemporanei. Devo dire che un segno forte è la crescita dei catecumeni in Francia. Quelli adulti sono numerosi – più di mille nella sola città di Parigi l’anno scorso hanno chiesto il battesimo – ma al di là dei numeri, quello che conta è che nel nostro mondo di oggi ci sono uomini e donne ai quali non basta una vita di consumi, puramente materialista, fatta di soddisfazioni passeggere. Manifestano il bisogno di una profondità nella loro esistenza, sentono la necessità di sperare nell’avvenire, di pensare che il mondo d’oggi può non rinchiudersi sui propri conflitti, ma al contrario aprirsi verso gli altri e verso Dio”.

Certo, neanche in questa complessa impresa del restauro di Notre-Dame sono mancati i contrasti e le proteste. Da parte dello Stato (proprietario di questa come di tutte le altre cattedrali edificate nei secoli della monarchia francese) vi sono state proposte d’inserire nel prezioso monumento alcuni elementi espressivi della modernità, alcuni chiaramente eccessivi e di gusto alquanto discutibile, altri invece degni di considerazione e che la Chiesa di Parigi ha accolto di buon grado. E ciò per il fatto che la Cattedrale, pur visitata ogni anno da milioni di turisti, non si identifica con un museo, e anche agli occhi dei non credenti vuole offrire un’immagine di cristianesimo che non è stato solo fonte di senso per le popolazioni medievali, ma lo può essere e lo è ancora per l’umanità del nostro tempo. In altre parole, anche una visita a Notre-Dame può avere l’effetto di un annuncio evangelico. È ancora l’Arcivescovo Ulrich a farlo notare: “Io desidero che le persone che vengono a Notre-Dame non scoprano solo un monumento nazionale, ma un luogo di preghiera cristiana, e che il percorso di visita che abbiamo pensato per questa riapertura faccia conoscere a tutti qualcosa della fede cristiana. Non tutti diventeranno cristiani, ma tutti hanno il diritto di sentir parlare della fede cristiana”.

È un dato di fatto: questa Cattedrale, frutto di una architettura molto equilibrata, rappresenta un simbolo dell’Europa cristiana, che non si è arrestata al Medioevo, ma ha superato i secoli. La sua riapertura, che riunisce capi di Stato di diversi Paesi, basterà a rafforzare la convinzione che tra le varie radici del nostro vecchio continente, quelle cristiane hanno influito non poco e non hanno affatto perduto vitalità? Che i primi responsabili del futuro dell’Europa lo sappiano cogliere o meno, l’attenzione che le vicende di Notre-Dame di questi ultimi anni hanno suscitato in molti, è un sintomo positivo: vi sono valori e ideali che le vicissitudini storiche possono provvisoriamente oscurare, ma non distruggere. Condividerli può essere ancora la condizione per procedere in armonia verso traguardi comuni e affidabili.

vitaTrentina

Got Something To Say?

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


Il periodo di verifica reCAPTCHA è scaduto. Ricaricare la pagina.

vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina