Venti lezioni su De Gasperi, come un filo d’Arianna

Il prof. Giuseppe Tognon, curatore del volume, alla 20a Lectio Degasperiana di quest’estate a Pieve Tesino © foto Gianni Zotta

Lo spunto

Quando nel dicembre del 1945 prese la guida del governo di unità nazionale De Gasperi aveva già 64 anni e non avrebbe mai pensato di vivere un’esperienza politica così importante. L’Italia, impoverita e disorientata, aveva bisogno di una guida nuova, non di un capo, ispirata da principi democratici autentici e legittimata da un solido consenso popolare. Per un decennio il volto del Paese fu quello di un leader “inedito” ed austero, formidabile nella propaganda politica, ma anche attento alla sana amministrazione, che possedeva le caratteristiche per distinguersi da quanti avevano portato lo Stato alla rovina. Le radici degasperiane della nostra Repubblica sono così profonde che per lungo tempo non sono state messe a fuoco con precisione (…) Per capirle, nell’originalità ed anche nei limiti, è necessario ricollegare in maniera chiara la biografia di De Gasperi alla biografia della Repubblica.

Giuseppe Tognon

Mettere a confronto la vita di un uomo, Alcide De Gasperi, la sua educazione e il suo passato (1881-1954), con i momenti decisivi della storia italiana, la “grande storia” dello Stato e delle istituzioni e la “piccola storia” delle comunità, è ciò che ha fatto il professor Tognon, presidente della Fondazione Trentina Alcide De Gasperi e dell’Edizione nazionale dell’epistolario di De Gasperi, raccogliendo in un volume per le prestigiose edizioni de il Mulino le “lezioni magistrali” sullo statista che si tengono annualmente nel suo paese natale, a Pieve Tesino, dove ha sede l’importante Casa-Museo.

La prima “lezione” risale al 2004 e venne tenuta da Pietro Scoppola, lo storico che fu riferimento per più generazioni di cattolici democratici, che ha affrontato il tema “De Gasperi fra passato e futuro”. L’ultima è invece quella di quest’anno (2024) affidata al sacerdote trentino don Ivan Maffeis, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, che ha approfondito la “profezia degasperiana”.

Se Scoppola ha analizzato la perdurante attualità di De Gasperi, le ragioni per cui ancor oggi tutte le parti politiche, più o meno democratiche, cercano di rivendicarne l’eredità, Maffeis ha paragonato la sua vita ad una “traversata” del deserto per condurre un popolo, quello italiano, verso una terra di democrazia e libertà, verso un’Europa unita senza guerre. Una “terra promessa “ che De Gasperi poté intravvedere solo da lontano, una prospettiva che in gran parte non è stata ancora né realizzata, né raggiunta: per questo si può parlare di “profezia”. Perché De Gasperi, come sottolinea Tognon nella prefazione del volume sapeva essere una guida forte per il Paese, ma non volle mai essere un “capo”.

Anche nel suo partito, la Democrazia Cristiana che fondò nel 1943 sulle ceneri del Partito Popolare (e la stessa Italia si trovava in cenere sotto i bombardamenti, il fascismo e il nazismo), non volle mai formare una corrente “degasperiana”, ribadendo il concetto che una guida politica deve saper costruire un “popolo”, motivarlo ad un’etica di ideali ed unità, non gestirlo a colpi di maggioranza, raccattando un voto in più per prevalere, perché le maggioranze così ottenute celano sempre secondi fini e mistificazioni.

Basterebbero queste brevi riflessioni per confermare l’opportunità del titolo scelto per il volume “L’attualità di Alcide De Gasperi” anche in relazione alla stagione geopolitica di un mondo nuovamente sconvolto dalle guerre, di un’Italia incerta, in condizioni nelle quali le visioni degasperiane appaiono rimosse dagli assolutismi mediatici e politici e la “terra promessa” della pace e della giustizia sembra irraggiungibile. Ma proprio questa raccolta di saggi invita il lettore alla speranza, si presenta come un filo d’Arianna per condurlo fuori dal labirinto delle violenze e dei populismi.

De Gasperi dovette affrontare passaggi ben più difficili di quelli con cui ci si confronta oggi. “Lezioni di storia e di politica” recita il sottotitolo del volume, ed è così, storia e politica insieme, perché le sue pagine non raccolgono solo interventi d’alto livello, ma si rivelano un percorso in compagnia di studiosi e protagonisti civili che sembrano diventare quasi amici di chi legge per uscire dallo sconforto e restituire alla “democrazia” il suo vero significato. Non lo slogan di una “democracy” che spesso si traduce in alibi per mascherare il potere, ma un governo del popolo che proviene dal basso, da uomini e donne che sanno anche personalmente autogovernarsi verso traguardi di libertà e giustizia sociale, che intessono alleanze, che non temono il confronto, ma sanno di avere di fronte avversari, non antagonisti. Non è possibile qui indicare tutte le “lezioni” raccolte nel volume: segnaliamo quelle di Stefano e Vera Zamagni sull’economia degasperiana, dell’ambasciatore Sergio Romano sulla politica estera fra Roma e Vienna, di Iginio Rogger sull’autonomia, di Pierluigi Castagnetti sui rapporti con Dossetti e il cattolicesimo popolare, di Maurizio Cau sulla Grande Guerra. E ancora Sergio Mattarella, Paolo Pombeni, Daria De Pretis, Giuseppe Vacca (“De Gasperi visto dal Pci”) e l’economista Giulio Tremonti. Il capolavoro dello statista resta forse l’Accordo con Gruber dopo la guerra, per pacificare in una cornice (“frame”) due realtà che si erano sempre combattute, ma tutti gli interventi si presentano ricchi di spunti attualissimi per l’oggi.

Al curatore prof. Tognon (che nel succedersi delle “lezioni” ha personalmente presentato un ricordo della figlia Maria Romana De Gasperi, inimitabile autorevole interprete della testimonianza del padre Alcide, mancata quasi centenaria nel 2022) il merito di una raccolta ponderosa che costituisce un contributo essenziale alla storia italiana ma anche trentino-altoatesina-sudtirolese e può essere considerata come un autentico trattato di scienze politiche, meritevole di essere letto e studiato, non solo dai giovani.

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