In vista della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne del 25 novembre, la Commissione provinciale pari opportunità tra donna e uomo (Cpo), organo incardinato presso il Consiglio provinciale e presieduto da Marilena Guerra. in una nota si sofferma sulla violenza psicologica, “una forma di abuso spesso invisibile, ma non per questo meno devastante”.
“Si tratta di aggressioni verbali, insulti, minacce, umiliazioni, denigrazioni, gesti accusatori, continua disapprovazione, critiche rivolte alla persona in quanto tale. La reiterazione e il protrarsi nel tempo di questi comportamenti rendono la donna più fragile emotivamente e ne minano l’autostima e l’autonomia”, scrive la Cpo. Silenziosa e invisibile, la violenza psicologica – che talora assume i connotati della gelosia estrema – “porta a un lento logoramento, annulla la donna senza spargimenti di sangue”, con “effetti profondi e duraturi sulla salute mentale delle donne”.
Rappresentando la violenza psicologica “una delle forme più subdole e devastanti di abuso”, è importante, conclude la Cpo, riconoscerne i segnali, “sostenere le persone che ne sono colpite e promuovere una cultura di rispetto e consapevolezza”.
Di seguito, il testo della riflessione della Cpo:
Violenza psicologica e conseguenze sulla salute mentale della donna
“Mi diceva che son grassa, che son brutta, che si vergogna a portarmi fuori. E io andavo davanti allo specchio, non mi guardavo con gli occhi miei, mi guardavo con gli occhi suoi, mi dicevo «ha ragione», e mi adagiavo. Di fatti ogni tanto che sentivo che lui mi voleva un po’ di bene o mi pareva, io come rifiorivo” (da Romito, 2000).
Il 25 novembre ricorre la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, una data istituita dalle Nazioni Unite per richiamare l’attenzione sul drammatico problema della violenza di genere, che colpisce milioni di donne in tutto il mondo. Questo fenomeno, che si manifesta in forme fisiche, psicologiche, economiche e sessuali, è una delle più gravi violazioni dei diritti umani, spesso invisibile e taciuta. Celebrare questa giornata significa non solo dare voce alle vittime, ma anche sensibilizzare l’opinione pubblica e promuovere l’azione collettiva per prevenire e combattere la violenza, nella speranza di costruire una società fondata sul rispetto e sull’uguaglianza.
La violenza psicologica contro le donne è una forma di abuso spesso invisibile, ma non per questo meno devastante. Quando si parla di violenza psicologica si fa riferimento a comportamenti che danneggiano l’identità e l’individualità della donna e la possibilità di benessere della stessa. È la forma di violenza più difficile da definire e da circoscrivere poiché, al contrario di quella fisica, non lascia segni visibili.
Si tratta di aggressioni verbali, insulti, minacce, umiliazioni, denigrazioni, gesti accusatori, continua disapprovazione, critiche rivolte alla persona in quanto tale. La reiterazione e il protrarsi nel tempo di questi comportamenti rendono la donna più fragile emotivamente e ne minano l’autostima e l’autonomia. Il partner può agire la violenza anche attraverso forme di controllo sulla vita e sulle abitudini spesso isolando la donna da famigliari e amici.
Rientrano in questo ambito anche forme di gelosia estrema: quando un partner pretende una presenza continua, un rapporto esclusivo, ogni gesto o parola diventa ambiguo ed è fonte di sospetti e insinuazioni che possono portare ad accuse, frenetiche ricerche di prove, minacce. Tutti questi comportamenti generano senso di colpa e di vergogna e diventano ostacoli aggiuntivi per la donna a parlare, denunciare e farsi aiutare.
La violenza psicologica è silenziosa ed invisibile, porta a un lento logoramento, annulla la donna senza spargimenti di sangue. Può avere effetti profondi e duraturi sulla salute mentale delle donne causando danni interiori significativi, alterando l’autostima, la percezione di sé e il benessere complessivo. L’isolamento e la costante svalutazione possono portare alla perdita di fiducia nelle proprie capacità e ad una sensazione di impotenza, rendendo difficile spezzare il ciclo della violenza e cercare aiuto.
La violenza psicologica è spesso sottostimata e difficile da riconoscere, sia da chi la subisce che dall’ambiente circostante. Spesso si sottovaluta quanto i comportamenti di svalutazione, manipolazione e controllo possano incidere negativamente sulla stabilità emotiva e psicologica delle vittime. Ciò porta alla minimizzazione della sofferenza vissuta dalle donne e rende difficile l’accesso a risorse terapeutiche o legali che riconoscano il trauma subito.
Un altro aspetto complesso è il frequente capovolgimento delle responsabilità tra vittima e autore di violenza. Spesso l’aggressore utilizza tecniche di manipolazione emotiva, facendo sentire la donna responsabile per l’abuso subito. Questo processo induce la donna a dubitare di sé stessa, delle proprie percezioni e delle proprie reazioni, fino a interiorizzare l’idea che il comportamento abusante sia causato da una sua colpa o inadeguatezza. Tale dinamica rafforza il controllo dell’abusante e lascia la donna intrappolata in un circolo vizioso di auto-colpevolizzazione e svalutazione, che aggrava ulteriormente i sintomi di depressione, ansia e isolamento.
La violenza psicologica rappresenta una delle forme più subdole e devastanti di abuso, poiché mina l’autostima, la libertà e la dignità delle vittime, lasciando cicatrici profonde e spesso invisibili.
In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, è fondamentale ricordare l’importanza di riconoscere questi segnali, sostenere le persone che ne sono colpite e promuovere una cultura di rispetto e consapevolezza.
La Commissione provinciale per le Pari Opportunità tra donna e uomo
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