La povertà fa ammalare, la malattia impoverisce

Foto © Gianni Zotta

In tedesco suona come uno scioglilingua (“Armut macht krank, Krankheit macht arm”), ma è una triste verità l’affermazione “La povertà fa ammalare, la malattia impoverisce” scelta dalla Caritas altoatesina per sensibilizzare sui temi della Giornata mondiale del povero. Le ricadute sanitarie spiccano pure nei dati raccolti dalla Caritas trentina: le persone a rischio povertà s’indeboliscono, sviluppano patologie ma non le possono curare, cercano di evitare spese mediche e ricoveri in un circolo vizioso che va a minare il morale, il fisico e la dignità.

Come si ricava dall’indagine trentina l’esordio di una malattia comporta per molti spese mediche non previste – gravose e talvolta non rimborsabili -, ricoveri o trasferte per esami che sfiancano, soprattutto quando la patologia perdura o si cronicizza. Vale soprattutto per pazienti in difficoltà lavorative o con pensioni minime, che non possono essere “coperti” da una rete familiare alle spalle. Nel caso più eclatante di persone migranti o senza sicurezze abitative la sofferenza fisica diventa ancora più devastante (e il ricorso al Pronto Soccorso la soluzione-tampone), come testimoniano i medici volontari del GrIS che si rendono disponibili in alcuni presìdi come il Punto d’Incontro. C’è poi il percorso inverso di chi è affetto da dipendenze o da malattie psichiche o fortemente invalidanti e si trova – di fronte al venire meno di supporti familiari o comunitari – con un reddito insufficiente a sostenere i costi (crescenti) della vita. Al Congresso delle ACLI domenica il presidente uscente Oliver segnalava queste situazioni sanitarie parlando di “cittadini di serie C che devono rinunciare alle cure mediche”.

Ma torniamo ad un disagio più comune e diffuso: quello di chi, impossibilitato per vari motivi a riferirsi al medico di famiglia, non riesce ad arrivare alla prenotazione di visite specialistiche. A proposito, è sempre grave in Trentino la problematica delle lunghe liste d’attesa, che lo stesso assessore alla salute Mario Tonina ha indicato recentemente come priorità da affrontare. In molti ci segnalano anche la difficoltà costituita dal sistema di prenotazione online: molto utile per evitare attese al telefono, si rivela una corsia privilegiata per chi ha una sufficiente alfabetizzazione informatica ma diventa una barriera ansiogena per chi non riesce a usare lo Spid o non dispone della tecnologia per arrivare ai fascicoli sanitari elettronici. Tanto che sta diventando una forma di volontariato ricercata e apprezzata quella offerta da quanti sanno favorire l’accesso alle piattaforme telematiche di ospedali, case di cura, aziende sanitarie o servizi socio assistenziali.

Basta trascorrere qualche ora in un ambulatorio di guardia medica per cogliere da vicino il supplemento di ansia che un forte problema di tipo fisico – vale per ciascuno di noi – si determina nelle persone che già vivono uno stato temporaneo o anche permanente di fragilità. L’indagine della Caritas e l’osservazione dei volontari nei nostri Centri di Ascolto evidenziano che la voce delle spese sanitarie impreviste e improvvise finisce per essere il peso che manda all’aria la bilancia personale e familiare. E può intaccare il precario equilibrio psicologico, richiedendo nuove costose cure. Lo sentiremo anche negli eventi di Mezzocorona e Trento: il vortice di malattia e povertà va frenato con politiche non settoriali, in grado di legare la dimensione sanitaria a quella sociale. Per agire non solo nelle terapie ma soprattutto nella prevenzione della salute. Alle responsabilità degli amministratori dovrebbe corrispondere l’attenzione vigilante di comunità cristiane (e non solo) che possano riconoscere, avvicinare e accompagnare le persone prima che la malattia produca povertà e la povertà faccia ammalare.

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina