Maternità surrogata, il problema a monte

(Foto Pixabay)

Il 16 ottobre il Senato (come già la Camera) ha approvato la legge che estende il reato riguardante la promozione o la realizzazione della maternità surrogata anche ai cittadini italiani che lo commettono all’estero (non più solo a chiunque lo commette in Italia come dal 2004), lasciando invariata la pena.

La questione politica e parlamentare del “reato universale” – che ha sottolineato così la gravità morale e giuridica della pratica a livello mondiale, come avevano già fatto altri Stati e istituzioni ma anche gruppi di femministe – ha però spostato il problema dopo la maternità surrogata, cioè dopo che è accaduta: sul reato da una parte, per i favorevoli, e sulla rivendicazione della condizione giuridica di filiazione e di genitorialità dall’altra parte, per i contrari. Mentre la vera questione bioetica e giuridica è a monte, risiede nel percorso di realizzazione della maternità surrogata. Nel convegno sulla “Maternità surrogata” tenutosi a Venezia il 18 ottobre, si è sottolineato che queste diverse formule, per descrivere uno stesso fatto, esprimono percezioni diverse della stessa realtà, da punti di vista complementari o addirittura opposti.

Maternità surrogata” contiene un aggettivo che in italiano rimanda a generi alimentari e in bioetica deriva dall’angloamericano surrogacy, cioè maternità sostitutiva o per procura. “Utero in affitto” riduce la donna alla funzione biologica di un organo, dimenticando non solo l’intera dimensione corporea della donna ma negando le dimensioni psicologica e personale della gravidanza intesa pure in senso materno-filiale, per non dire l’idea commerciale che veicola la parola “in affitto” sostituita a volte con “in prestito” per sfuggire alle critiche. “Gestazione (gravidanza) per altri” ha lo scopo di “neutralizzare” il legame tra la madre gestante e il figlio in un’apparente pratica altruistica. Come è accaduto con l’espressione americana surrogacy che ha sostituito surrogate motherhood, sembra debba scomparire ogni riferimento alla madre: scompare il volto della madre gestante, come in tante immagini sul tema. L’etica si trova già in nuce nelle parole e nelle immagini: il volto scomparso di una donna e il corpo in gravidanza senza volto indicano la depersonalizzazione della donna madre nel processo procreativo della maternità surrogata. Madre e padre di intenzione (quelli che hanno commissionato il bambino) poggiano le mani sul ventre gravido di una donna incinta: il gesto paterno di legame relazionale e biologico, frutto dell’amore coniugale e sessuale, diventa gesto materno-paterno di intenzione (se non di proprietà o di possesso psico-fisico).

Le voci di esperti sul tema ci aiutano a riflettere su come la maternità surrogata faccia sorgere in modo diverso le domande fondamentali e originarie: Cosa significa avere figli ed essere genitori? Cosa significa essere madre? Cosa significa essere figli? Qual è il significato della famiglia? Quando la dignità umana di tutte le persone coinvolte è pienamente rispettata?

vitaTrentina

Got Something To Say?

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


Il periodo di verifica reCAPTCHA è scaduto. Ricaricare la pagina.

vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina