Si sta organizzando anche dal Trentino la partecipazione alla giornata di mobilitazione nazionale del 26 ottobre “Fermiamo le guerre, il tempo della pace è ora”. L’iniziativa è promossa dalle associazioni che fanno riferimento a Europe for Peace con Rete italiana pace e disarmo, Fondazione Perugiassisi, Sbilanciamoci e Coalizione Assisi Pace Giusta, e nasce dall’urgenza di riportare le ragioni della pace nell’interesse dell’opinione pubblica e di riaffermare il necessario e non derogabile rispetto del diritto internazionale.
Sono previste manifestazioni con cortei in sette città, da nord a sud: Bari, Cagliari, Firenze, Palermo, Roma, Milano e Torino.
Alla mobilitazione hanno aderito anche il Forum trentino per la pace, i sindacati, Arci, Anpi, Acli, Pace per Gerusalemme, 46° Parallelo, Movimento non violento, Deina Trentino, Centro Pace, ecologia e diritti umani di Rovereto. La delegazione trentina parteciperà al corteo di Milano, che partirà alle 14.30 dall’Arco della pace, situato all’inizio di corso Sempione.
Le ragioni della mobilitazione sono state illustrate questa mattina a Trento presso la sede della Cgil, che si fa carico dell’organizzazione logistica e della raccolta delle adesioni. Da Trento e Rovereto, infatti, verranno organizzati dei pullman, che partiranno sabato 26 ottobre da Trento alle 10.30 dal parcheggio ex Zuffo, con fermata alle 11 a Rovereto (presso il parcheggio del casello sud dell’A22), per raccogliere i partecipanti da quella città e dalla Vallagarina. Il rientro è previsto con partenza da Milano verso le 18.
Antonio Trombetta, presidente del Forum Trentino per la Pace e i Diritti umani, ha riassunto le motivazioni che hanno spinto alla mobilitazione nazionale, riprendendo alcuni spunti significativi dell’appello di Europe for Peace. “Assistiamo alla legittimazione della guerra come strumento della politica. Nel mondo sono oltre quaranta le guerre combattute, con milioni di persone che ogni giorno rischiano di morire: oltre al Medio Oriente, il Congo, il Sud Sudan, conflitti nell’America del Sud. Con queste manifestazioni chiederemo che si torni a risolvere i conflitti con il diritto e la giustizia, che si promuova una conferenza di pace dell’Onu, ma diremo con forza anche un no convinto al riarmo e all’aumento delle spese militari”. “Ci proponiamo anche – ha aggiunto – di far tornare le piazze luoghi di dibattito pubblico”. Oggi che il diritto di manifestare, anche in modo pacificio, non sempre è garantito.
Per partecipare occorre prenotarsi scrivendo una e-mail a: accoglienza@cgil.tn.it o chiamare il numero di telefono 0461.040111., entro giovedì 24 ottobre per ragioni organizzative.
L’appello
FERMIAMO LE GUERRE
Basta con l’impunità, la complicità, l’inazione. Cessate il fuoco a Gaza, in Medio Oriente, in Ucraina e in tutti i conflitti armati nel mondo
Per una conferenza di pace ONU, per il rispetto e l’attuazione del diritto internazionale, dei diritti umani, del diritto dei popoli all’autodeterminazione, per il riconoscimento dello stato di Palestina, per risolvere le guerre con il diritto e la giustizia
Per la risoluzione nonviolenta delle guerre, per una politica estera italiana ed europea di pace, di cooperazione e di sicurezza comune
Per il disarmo, per vivere in pace, per la giustizia sociale e climatica, per il lavoro, per i diritti e la democrazia
Insieme per buttare fuori dalla storia tutte le guerre, le invasioni, le occupazioni, i crimini di guerra, i crimini contro l’umanità, i genocidi, i terrorismi
No al riarmo, no all’aumento delle spese militari, no alla produzione e diffusione delle armi nucleari no all’invio di armi ai paesi in guerra
Per il diritto a manifestare, contro il Ddl 1660
IL TEMPO DELLA PACE E’ ORA.
Lo scenario internazionale rappresenta sempre più la legittimazione della guerra come strumento della politica ed a questo si unisce una torsione autoritaria della democrazia in Italia ed in Europa. Due anni e mezzo di guerra in Ucraina con oltre un milione tra morti e feriti delle due parti, 6 milioni di ucraini rifugiati all’estero, un milione di russi fuggiti per evitare il fronte o la galera, un terzo del territorio ucraino distrutto e, nonostante tutto ciò, l’Italia ed paesi membri dell’Unione Europea, giustamente schierati a difesa dei diritti del popolo ucraino contro l’aggressione illegale e criminale della Russia di Putin, continuano ad investire sulla guerra e non sugli strumenti della diplomazia, del negoziato, della soluzione politica, in una escalation militare che può sfuggire di mano e trascinare l’Europa intera in un nuovo conflitto mondiale tra eserciti e stati che posseggono l’arma nucleare.
Ad un anno dal criminale atto di terrore di Hamas nei confronti di civili israeliani e dall’immediata reazione militare del governo israeliano nella striscia di Gaza, il bilancio è drammatico e non se ne vede la fine: oltre 42mila morti, 100mila feriti, 17mila minori orfani, 2 milioni di palestinesi intrappolati, sotto un fuoco incessante, bombardamenti, in permanente fuga per un luogo sicuro, senza cibo, acqua, assistenza sanitaria. Ma il teatro di guerra, nonostante le pressioni internazionali per il cessate il fuoco, si è invece esteso all’intera regione, in Libano, in Siria, in Yemen e con l’Iran, fino agli ultimi episodi che hanno visto l’esercito israeliano attaccare ripetutamente il quartier generale della missione Unifil nel sud del Libano, dove tra gli altri, vi è la presenza di un contingente militare italiano di oltre mille soldati.
Mai, dalla nascita delle Nazioni Unite, ci si è trovati dentro una spirale di guerre e di minacce tra potenze nucleari con il rischio dello scoppio di una guerra globale e nucleare.
Le scelte del nostro governo e dell’Unione Europea stanno violando sistematicamente le fondamenta della convivenza, della pace e della sicurezza comune incardinate nel sistema ONU con la scusa dell’attacco alla nostra democrazia, ai nostri valori, al nostro modello di società. Siamo arrivati al “tutto si tiene”, alla convergenza delle crisi, alla legittimazione della guerra e del riarmo come strumenti di politica estera ed interna degli stati, laddove gli stessi sono portati dalle proprie alleanze e dai supposti interessi nazionali, mentre l’industria ed il commercio delle armi prospera, divide profitti e chi paga il conto sono le popolazioni, i programmi sociali, i servizi sanitari, l’ambiente. Così fallisce il progetto politico della comunità e degli stati europei, così si ridicolizza e si piega il multilateralismo a mere enunciazioni di bei principi senza più azione, coprendosi con l’impunità, oramai complici, senza più limiti, senza più vergogna, solo arroganza e cecità, usando il potere ed il mandato popolare come clava. Prova di tutto ciò sono la censura, la criminalizzazione della protesta, i divieti di manifestare, il dileggio e la banalizzazione di chi si schiera per il cessate il fuoco e per i negoziati, fino ad attaccare le Nazioni Unite, prima a parole, poi con le accuse di essere di parte, per poi bombardare la missione di peacekeeping in Libano.
Oggi più che mai è fondamentale per la difesa dei diritti, della democrazia, del lavoro fermare le guerre e la corsa al riarmo. Non è pensabile che si possa costruire un futuro di benessere e di sicurezza in Italia ed in Europa se si pensa di fare la guerra al resto del mondo.
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