Livia Battisti, coscienza critica per la nostra terra

Livia, figlia di Cesare Battisti, fondatrice della Lega Pasi‑Battisti Volontari del Sangue

Lo spunto

25 luglio 1947 è la data in cui s’avvia l’esperienza della “Lega Pasi-Battisti Volontari del Sangue”. Protagonista di questa lunga storia di impegno e solidarietà è Livia Battisti e bene ha fatto Paolo Piffer a proporci complessivamente il suo profilo biografico. Un ringraziamento particolare per aver voluto fortemente questa pubblicazione va a Paolo Silvestri, presidente della Lega Pasi Battisti, che nella riproposizione di questa figura e della sua opera ha voluto ribadire la continuità ideale tra la fondatrice e coloro che ne hanno proseguito e proseguono l’impegno.

Giuseppe Ferrandi Direttore Fondazione Museo Storico del Trentino

Ha preso il via il 4 ottobre su Rai Radio 1 una rubrica dal titolo “Livia Battisti, una donna solidale”, curata da Paolo Piffer con la regia di Giacomo Tomasi, che proseguirà ogni venerdì alle 13.40 circa fino alla fine di dicembre. Sarà la prima presentazione alla città, alle giovani generazioni soprattutto, della figlia di Cesare Battisti, perché chi è più avanti con l’età ha ben presente la figura esile, ma determinata di questa donna. Con la sua vita ha segnato gli anni del secondo dopoguerra, trasmettendo alla ricostruzione democratica e repubblicana tutta la sua profonda umanità e la rigorosa passione civile che avevano caratterizzato le testimonianze della madre, Ernesta Bittanti Battisti (1871-1957).

A Livia Battisti Paolo Piffer, giornalista e scrittore, ha dedicato una biografia, edita recentemente dalla Fondazione Museo Storico del Trentino, col titolo, “Livia Battisti: impegno, altruismo e solidarietà”, esemplare non solo per l’accuratezza della documentazione, ma per la precisione con cui indica gli snodi della vita e della presenza civile di “Livietta”, come la chiamava il papà Cesare nelle sue lettere, tale da illuminare il travaglio di un’epoca che attende ancora una ricostruzione piena. Il libro si apre con due momenti “chiave” nel percorso di Livia Battisti: il primo è la visita che il presidente della Repubblica Sandro Pertini rese alla sua salma, nella casa di Corso 3 Novembre il giorno successivo alla morte, avvenuta l’8 settembre 1978; il secondo è la fondazione della Lega Pasi -Battisti Volontari del Sangue, avvenuta il 25 luglio del 1947. Il saluto di Pertini non era solo un omaggio di stima personale, ma racchiudeva un autentico messaggio sul ruolo politico e civile ricoperto da Livia Battisti la quale, pur non schierandosi mai formalmente con questo o quel partito, ma diventando spesso scomoda coscienza critica della stessa sinistra, pur non essendo mai stata eletta oltre il Consiglio comunale, con la sua azione aveva svolto una doppia opera importante. Da un lato aveva reso attuale la memoria del padre, valorizzandone l’appartenenza al socialismo mitteleuropeo, liberando la figura del martire da ogni retorica nazionalista per rilanciare invece l’ideale di giustizia sociale e di umanesimo laico che stava nella sua scelta di italianità. Nei confronti del padre Cesare Livia era andata così ben oltre il ruolo di “custode di sacre memorie” facendosi carico al tempo stesso della rigorosa testimonianza civile della madre Ernesta Bittanti e del nuovo socialismo repubblicano nato dalla resistenza rappresentato dal fratello maggiore Gigino, primo sindaco di Trento “liberata”, deputato alla Costituente, perito in un tragico incidente ferroviario nel 1946. Restituire la figura di Cesare Battisti alla coscienza civile e identitaria dei Trentini, restando una donna libera, senza farsi schiacciare dal cognome (“Ricordati che sei una Battisti”, le ripeteva sempre la madre Ernesta) è stato il primo merito storico di Livia. Il secondo è aver profeticamente anticipato il ruolo di una sanità pubblica nell’ambito di una visione solidale, non puramente assistenziale, fondando la Lega dei Volontari del Sangue, intitolata al nome del fratello e del partigiano Mario Pasi, medico all’ospedale Santa Chiara durante la guerra, trucidato dai nazisti. Con questa iniziativa, Livia Battisti saldava gli ideali risorgimentali di riscatto del padre, alla “lotta per la libertà” partigiana del fratello. Riservando poi a se stessa le battaglie che i nuovi tempi le presentavano e che si sarebbero prospettate: contro le nostalgie neofasciste, quando si aprirono le stagioni degli attentati terroristici e della strategia della tensione, per una vera pacificazione in Alto Adige, a sostegno degli studenti e di Sociologia negli anni Sessanta, per la preservazione del Doss Trento e per il riscatto di quartieri degradati come le Androne. Sono temi sui quali Livia Battisti interveniva con prese di posizione pubbliche, (l’Alto Adige era il suo riferimento) riportate da Paolo Piffer con interessantissimi approfondimenti. Su tutti, quasi a illuminarli, brilla però il faro della Fondazione Pasi Battisti dei Donatori del Sangue, nata quando la città era in macerie e molte ferite e povertà indotte dalla guerra restavano ancora aperte.

Lo spunto venne quando il dottor Leopoldo Pergher, stimatissimo medico e direttore dell’ospedale Santa Chiara, chiese al Comune un contributo attraverso l’Eca (Ente Comunale di Assistenza) per rimborsare i donatori di sangue di cui l’ospedale aveva crescente bisogno. Livia Battisti, che dell’Eca faceva parte, trovò disdicevole che un atto di solidarietà umana come donare il sangue venisse pagato con denari pubblici in un territorio come il Trentino che aveva mostrato tanta partecipazione nella lotta per la libertà. Iniziò a contattare possibili donatori volontari fra le fila di ex partigiani. Non esistevano allora altre associazioni volontarie di donatori (l’Avis sarebbe venuto a livello nazionale e governativo più tardi) e non esisteva un sistema sanitario pubblico. La sanità era per chi poteva pagarsela. Nel percorso della Lega (coeditrice del volumetto) non mancarono ostacoli anche di contrapposizione “politica”, che Piffer narra in un racconto per molti versi emblematico ed ancor oggi “istruttivo” ma che vide comunque andare in porto l’intuizione della Battisti per la determinazione con cui si mosse, tanto che ora la Lega, guidata dopo la scomparsa della fondatrice da Giacinto Bazzoli ed Enrico Paissan, ed ora da Paolo Silvestri, resta una realtà consolidata, esempio per altre associazioni, del volontariato trentino. Paolo Piffer ha scritto una biografia su una donna solidale, ma che costituì la coscienza critica del Trentino, per impedire che lo spirito comunitario di questa terra cedesse a cadute di stanchezza o di viltà, o si facesse trascinare da lobby di interesse e denari.

Il libro racconta una stagione forse irripetibile, ma resta, per molti aspetti un “libro aperto”. Tocca infatti ai Trentini scriverne, con il loro impegno, le prossime pagine.

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