La missione ora “chiama” anche l’Europa

La presentazione della mostra del Centro Astalli sulla rotta balcanica, a Trento presso il Centro Clesio foto Gianni Zotta

Gommoni di profughi nordafricani che cercano di sbarcare sulle coste inglesi, mentre sulle sponde albanesi il governo italiano prepara i container per la detenzione di altri migranti. Due immagini opposte, specchio dello stesso disagio, messe sul piatto dai nostri Tg a ora di cena. Per guardarci dentro, nel mese missionario la Diocesi ci offre l’iniziativa “Trentino chiama… Europa”.

“Non abbiamo scelto l’Europa perché era più vicina o perché era più facile parlarne…” ha sottolineato il delegato don Mauro Leonardelli all’inizio del mese missionario che porterà il Vecchio continente (lo scorso anno il Trentino aveva “chiamato” l’Africa) all’attenzione delle nostre comunità ecclesiali e anche delle scuole che incontrano i nostri venti missionari “europei”.

Se la Chiesa trentina punta i fari sull’Europa – a pochi mesi da un esito elettorale che in giugno ha premiato un vento di estrema destra dalle pericolose sferzate nazionalistiche – è per coltivare il sogno di Alcide De Gasperi e di Antonio Megalizzi (ne hanno parlato Michele Nicoletti e Caterina Moser al “Vigilianum” mercoledì 16 sera insieme all’arcivescovo Lauro) e non tradire la preoccupazione di papa Francesco che già 10 anni fa denunciava a Bruxelles “un’impressione generale di stanchezza, e d’invecchiamento, di un’Europa nonna e non più fertile e vivace. Per cui i grandi ideali che hanno ispirato l’Europa sembrano aver perso forza attrattiva, in favore dei tecnicismi burocratici delle sue istituzioni“.

L’equipe del Centro Missionario Diocesano, che ha promosso al “Clesio” un’imperdibile mostra curata dal Centro Astalli sulla rotta balcanica ci invita a considerare con preoccupazione la “direzione” dei popoli europei, più richiusi nell’egoismo che aperti alla solidarietà, per i diritti umani: i missionari trentini impegnati da Scampia (come suor Marina) a Stoccolma (come la focolarina Maria Luce) vanno ripetendo in questi giorni che “riconoscersi fratelli” è un’urgenza storica che i conflitti acuiscono e rendono ancora più irrinunciabile.

Lo affermano i nostri religiosi che in Albania (come i Concezionisti del “Padre Monti”) cercano di arginare la fuga dal Paese delle Aquile verso le chimere inglesi, italiane e tedesche: un’esperienza che porta le migliori forze giovanili a smarrirsi o a finire nei giri della delinquenza organizzata. Dobbiamo dire grazie a questi missionari se all’ospedale di Tirana si forma una nuova generazione di medici. E il pluriennale progetto di cooperazione fra la diocesi di Rreshen e quella di Trento sta “sfornando” quest’anno un’ottantina di giovani operatrici sociosanitarie (un diploma finalmente riconosciuto anche in Albania) e alcune di loro, future formatrici, hanno potuto specializzarsi in Trentino grazie alla collaborazione della Fondazione “Armida Barelli”. Lo documentano pure altri religiosi trentini impegnati nel cuore dell’Europa: come padre Stefano Conotter, carmelitano scalzo, che annuncia il Vangelo in una Bruxelles più divisa di un tempo o padre Fabio Volani, giuseppino del Murialdo, che si dedica ai giovani di Roman al confine rumeno con l’Ucraina.

Questo è il punto di osservazione con cui guardare all’Europa oggi: quello dei poveri. Siano gli esclusi delle periferie cittadine, siano i disperati che approdano a Trento dall’Est: “Dobbiamo ammetterlo – si è detto lunedì alla presentazione della mostra – in Trentino ci riempiamo la bocca di solidarietà, ma non riconosciamo umanità a quanti arrivano da noi dalla rotta balcanica”. Ecco perché il mese missionario non vuole ignorare un’Europa che – ha detto l’Arcivescovo Lauro – “rischia la disumanizzazione”.

Nella Chiesa trentina riscontriamo già positivi esempi di religiosi immigrati o giovani battezzati a Pasqua e volontari di “Migrantes” ben inseriti nella nostra pastorale. A conferma che l’Europa può farsi cambiare, rinnovare, anche dagli immigrati. E comprenderemo – come dice il titolo della Giornata missionaria mondiale di questa domenica 20 ottobre – che dobbiamo preparare “Un banchetto per tutte le genti” (Mt. 22,9).

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