Ciò che caratterizza maggiormente la porzione centrale della Valle di Cembra sono le coltivazioni a vigneto distribuite su arditi terrazzamenti che scendono verso il fondo della valle del Torrente Avisio. I muri di contenimento in porfido sono il risultato del lavoro umano pluricentenario, che la coltivazione di un territorio particolarmente aspro ha lasciato come testimonianza attiva.
Proprio l’asperità del pendio e il difficile adeguamento alla modernizzazione agricola, per via della complessa accessibilità, ha impedito quelle forme di trasformazione aggressiva del paesaggio che ha contraddistinto territori in ambienti con orografia meno severa. Questo ha permesso di mantenere l’aspetto del luogo non dissimile da come si presentava uno o due secoli or sono. Anche il lavoro nella vigna, benché venga svolto con le più attuali pratiche colturali, ha mantenuto le prerogative di un tempo, dove anche solo raggiungere il podere, dovendo superare un notevole dislivello sia in discesa che in salita, comporta un non indifferente investimento in fatica. Con questi attributi i vigneti terrazzati della Val di Cembra sono stati inseriti dall’Osservatorio Nazionale del Paesaggio rurale, emanazione del Ministero per le Politiche Agricole, nel “Registro nazionale dei paesaggi rurali di interesse storico, delle pratiche agricole e delle conoscenze tradizionali”. Anche UNESCO ha riconosciuto il territorio cembrano quale paesaggio culturale, esempio di interazione tra società umana e natura, di stratificazione dei processi che hanno accompagnato le trasformazioni produttive nel tempo. I vigneti terrazzati della Valle di Cembra, con la loro produzione d’eccellenza ed i caratteri paesaggistici che li contraddistinguono, sono considerati, nella Legge 238/2016, “Vigneti eroici” in quanto insistono in aree soggette a rischio di dissesto idrogeologico, sono situati in aree ove le condizioni orografiche o particolari forme di allevamento creano impedimenti alla meccanizzazione, ove presentano particolare pregio paesaggistico e ambientale.
Vedere con occhi nuovi il territorio e valutarne il valore, riconoscendone le peculiarità, invoglia le giovani generazioni ad investire le proprie energie nella costruzione del paesaggio, comprendendone le potenzialità e prendendosi cura di un patrimonio che altrimenti andrebbe perduto per sempre. In compagnia di Elisa e Paolo titolari di “La Campirlota”, coltivatori ed allevatori, ma che preferiscono definirsi narratori di territorio e piccoli contadini, muoviamo i passi, in punta di piedi, tra i muri a secco, le vigne ed i boschi che circondano il paese di Faver, fin giù all’Avisio e poi ancora su al paese, come da sempre fanno gli abitanti di queste terre.
L’ITINERARIO: Dal posteggio nei pressi della chiesa di Faver, si percorrono via Perlaia, piazza Centrale e via Villa attraversando il paese per tutta la sua lunghezza in direzione Nordest. Al bivio si segue via Tabiadel, che raggiunge la parte nuova del paese. Su via Costor si incontrano le indicazioni del Sentiero Europeo E5 e della Dürer Weg. Una stradina, asfaltata all’inizio e poi sterrata, scende tra i vigneti conducendo al Capitello della Corvaia. È l’antico accesso al ponte di Cantilaga che ancora oggi unisce le due sponde della valle e permette di raggiungere il Castello di Segonzano, meta della nostra passeggiata. Il ritorno avviene per la stessa strada oppure, per i più avventurosi, è possibile ritornare a Faver percorrendo un sentiero, recentemente riattivato ma ancora privo di segnaletica, che dal maso a quota 500 m., sulla sponda destra dell’Avisio, seguendo il margine della campagna percorre il bosco fino a Settegola, dove ritrova i vigneti e per stradina asfaltata e poi tagliando la SP101, raggiunge l’antico portone d’accesso a Faver.
IL PERCORSO: lunghezza 7 km, dislivello +300 m, durata 3,5 ore
Punti di interesse:
CASTELLO DI SEGONZANO: Di origine medioevale, ha ricoperto la funzione di controllo dell’antico attraversamento fluviale di Cantilaga. Danneggiato durante i combattimenti tra francesi ed austriaci nel 1796, cadde in rovina. Albrecht Dürer, passando da Segonzano nel 1494, lo disegnò in due acquerelli che ci tramandano il suo aspetto di fortezza ancora in esercizio. Ora rimangono solamente alcuni ruderi restaurati, che possono essere visitati liberamente.
CLUB 3P: È una associazione con il motto “Provare, Produrre, Progredire”. Fondata nel 1957 da Paolo Bonomi, allora presidente della Coldiretti, trova tutt’ora aderenti in Valle di Cembra. A seguito della riqualificazione nell’ambito della viticoltura negli anni 1980, la produzione del vino Müller-Thurgau trovò in valle un terreno particolarmente vocato, diventandone il simbolo vitivinicolo.
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