La Giornata dell’Autonomia, fissata per legge il 5 settembre nel ricordo del “De Gasperi – Gruber”, risente ogni anno del clima politico. Nel 2023 si ipotizzava un nuovo statuto, nel 2022 si gareggiava in campagna elettorale. Quest’anno tiene banco il referendum sull’ “autonomia differenziata”. La legge varata in giugno col nome del leghista Calderoli è difesa dal presidente trentino Fugatti, il quale si dice convinto che non andrà a “toccare” la specialità dell’Autonomia trentina ma intende sviluppare la crescita di responsabilità nelle regioni ordinarie. Dall’altra parte sono state espresse preoccupazioni per uno probabile squilibrio territoriale anche da parte dei vescovi italiani che vedono a rischio il principiò di unità e di corresponsabilità del Paese.
Torneremo a tempo debito a ragionare di referendum, sul quale già i nostri analisti Paolo Pombeni e Franco de Battaglia hanno espresso le perplessità per il ricorso “sproporzionato” a questo strumento riferito ad una legge di rilievo costituzionale. Ci preme invece segnalare, nel giorno del compleanno dell’Autonomia trentina, tre motivi per i quali essa possa ancora “fare la differenza”. E non venga invidiata o beffeggiata da quanti la ritengono ingiustificata.
Il primo è la sua dimensione comunitaria, che non deriva da un’alchimia giuridica, ma che fa parte della nostra peculiare storia. Si è espressa in forme di autogoverno e di iniziative “dal basso” (dalle Regole ai Vigili del Fuoco, ai primi cooperatori), delle quali i ricercatori di storia locale continuano a trovare testimonianza negli archivi. Si è poi consolidata nei decenni – anche sotto altri governi – in un sentimento comune di “aspirazione ad essere Land” che lo stesso ministro degli esteri austriaco Karl Gruber ha più volte riconosciuto. A proposito, ho avuto modo di sentire personalmente dalla voce dello storico mons. Iginio Rogger la convinzione espressagli dallo stesso Gruber che l’autonomia doveva essere concessa anche al Trentino per quest’identità comunitaria fondante. E non certo per ragioni di mera vicinanza geografica o, peggio ancora, di peloso tornaconto.
Un secondo motivo per il quale la nostra Autonomia può “fare la differenza” sta in un sano e sobrio pragmatismo. Ci viene qui in soccorso la biografia di Alcide De Gasperi – il suo “album di casa” fotografico nella mostra allestita fino al 4 ottobre a palazzo Trentini – che è stata ripercorsa nella Lectio Degasperiana da mons. Ivan Maffeis: Alcide era “contro l’idealismo astratto della politica e contro le manipolazioni della sofferenza e della disperazione dei poveri. Con la medesima forza, anche all’interno del suo partito ha combattuto ogni forma di messianismo e ogni pulsione utopistica”. E ancora “lo guidava un acuto senso della realtà e della fragilità umana“. Questa concretezza dovrebbe far brillare la nostra Autonomia: non ammette più sprechi, retorica autocelebrativa, investimenti in operazioni populiste del tipo “panem et circences”. Chiede invece coerenza sui terreni di un’amore “politico”, alla De Gasperi: il riscatto delle periferie, le risposte comunitarie, l’accoglienza dei più deboli, i ponti di solidarietà con i popoli impoveriti attraverso i nostri cooperatori missionari.
Infine, un terzo motivo è quello “innovativo”, ovvero la capacità dell’Autonomia di saper rispondere prima e meglio degli altri a problematiche emergenti. A partire da quella ambientale. Colpisce che una delle priorità sottoposte al presidente del Consiglio provinciale Claudio Soini in maggio dagli studenti delle nostre scuole superiori (“Autonomia: ci pensiamo noi” era il titolo del laboratorio) fosse quella della sostenibilità energetica, affrontata con un disegno di legge sullo sfruttamento del fotovoltaico. In questo 78° anniversario del Patto fra Austria e Italia merita richiamare la progettualità dei giovani con una frase di Gustav Mahler: “La tradizione non è conservare le ceneri, ma alimentare il fuoco”. Un motto citato volentieri dal sen. Giorgio Postal, che il 5 settembre viene premiato in Sala Depero con l’Aquila di San Venceslao anche come alimentatore di questa “differenza” autonomista.
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