I Baschenis erano una famiglia di pittori frescanti, originari della frazione di Colla in Valle Averara, laterale della Valle Brembana in provincia di Bergamo. Per quasi due secoli, dalla metà del 1400, hanno saputo tramandare l’arte pittorica di padre in figlio nella bottega di famiglia. La dinastia dei Baschenis ebbe due rami, quella di Lanfranco e quella di Cristoforo ed operarono, anche congiuntamente, in terra bergamasca ed in quella trentina, nelle valli Rendena e Giudicarie, di Non e Sole, nel Banale, nel Bleggio. Le opere che conosciamo, spesso firmate, abbelliscono le pareti interne ed esterne di molte chiese e palazzi, lasciando traccia della loro arte pittorica che sapeva rappresentare il gusto popolare, le aspirazioni del sentire comune, la religiosità della gente semplice.
L’itinerario proposto interessa le due chiese di Pinzolo e Carisolo, che conservano i dipinti dei Baschenis forse maggiormente conosciuti nel Trentino: la Danza Macabra e l’Ultima Cena.
L’operato dei Baschenis nella nostra regione prende avvio da Antonio, nipote di Lanfranco, che affrescò a partire dal 1461 l’interno della chiesa di S.Stefano a Carisolo, dipingendo, tra gli altri, una Madonna con Bambino e, con ogni probabilità, un’Ultima Cena riconducibile alla sua mano. Negli anni dal 1519 al 1534 un altro Baschenis, Simone II della dinastia di Cristoforo, dipinse in più riprese altre parti della chiesa, all’interno la Leggenda di Carlo Magno di grandi dimensioni ed all’esterno le scene della Vita di S. Stefano e una Danza Macabra che precede quella, più famosa, in S. Vigilio a Pinzolo (1539). Evidente è il cambiamento tra lo stile dei primi dipinti di Antonio, di gusto tardogotico medievale, a quello più moderno di Simone II, influenzato dal Rinascimento lombardo. A riguardo del tema che si riferisce all’allegoria delle due Danze Macabre di Simone II Baschenis, a Carisolo e Pinzolo, dipinte nell’arco di un ventennio l’una dall’altra, si nota una rinnovata capacità compositiva. La rarità di questo soggetto nella pittura italiana, comune invece nella tradizione dell’Europa settentrionale e della Francia, conferma l’attenzione della bottega bascheniana verso stimoli culturali anche esterni al contesto in cui opera. Il riferimento iconografico all’Ultima cena a Carisolo di Antonio Baschenis (1461), con la composizione tradizionale degli apostoli schierati alla destra ed alla sinistra del Cristo, seduti alla lunga tavola imbandita per il pranzo pasquale, è caratterizzato dalla presenza di una moltitudine di rossi gamberi di fiume. Particolare questo che si trova in altre Ultime Cene di epoca precedente: nel Santuario di Anzù a Feltre, di scuola giottesca del 1330 circa; nella più vicina chiesetta di S. Apollinare ad Arco dipinta da artisti locali nella seconda metà del Trecento. Lo ritroviamo in S. Rocco a Pergnano, frazione di S. Lorenzo in Banale, dipinta da un altro Baschenis, Cristoforo II, ad inizio 1500. Pare che la presenza del gambero nei dipinti sacri simboleggi l’eresia ed il peccato per il loro incedere a ritroso, deviando dalla retta via.
A Carisolo, nel 1804, venne fondata la vetreria Pernici e Bolognini, proprio ai piedi della rupe che ospita la chiesa di S. Stefano. La forza motrice dell’acqua, il legname per le fornaci e la materia prima, il quarzo, non mancano nei dintorni. La produzione di cristalli, soprattutto oggetti decorativi, ebbe buon esito fino alla metà del secolo, quando la fabbrica chiuse i battenti e venne rilevata dalla Ditta Fasoli, Garuti e Bolognini, che procedette all’ammodernamento degli edifici ed alla produzione industriale di lastre di vetro per finestre. Nel 1888 la Vetreria terminò la sua produzione e venne chiusa. Nel 2003, per la volontà dei discendenti dei fondatori, nasce la Fondazione Maria Pernici – Antica Vetreria, con l’intento di recuperare la memoria di questa attività. Una delle costruzioni facenti parte dell’antica fabbrica è ora adibita a piccolo museo. Una interessante iniziativa che coinvolge la Fondazione è legata all’Ultima Cena della chiesa di S. Stefano. Ai piedi dell’affresco è stata imbandita una tavola a sua immagine, decorata da piatti, bicchieri, posate ed alimenti, compresi i rossi gamberi, riproducenti, in vetro, la mensa; il “Vetrocenacolo” opera del maestro vetraio muranese Silvano Signoretto.
L’ITINERARIO: Dall’ampio piazzale presso S. Vigilio a Pinzolo, si segue l’omonima via, poi per Via Fucine e Via Genova si raggiunge il ponte sul Sarca. Superato il ponte, seguendo le indicazioni stradali, si raggiunge il piccolo santuario della Madonna del Potere e a sinistra in breve si incontra l’Antica Vetreria con il piccolo museo. Proseguendo si imbocca a destra una mulattiera che sale all’antica strada per la Val Genova. Le indicazioni portano verso la chiesa di S. Stefano, che si raggiunge in breve. Seguendo le indicazioni per Carisolo si torna al Santuario e, seguendo Via Negrelli, si raggiunge il centro di Carisolo, ai piedi della parrocchiale di S. Nicolò. Piazza II Maggio indirizza verso il ponte sul Sarca, che si attraversa nuovamente e per marciapiede si raggiunge il punto di partenza.
IL PERCORSO: lunghezza 5 km, dislivello 100 m, durata 2,5 ore
Punti di interesse:
ANTICA VETRERIA: Esempio di attività preindustriale ottocentesca, ora convertita in un elegante complesso turistico che utilizza le antiche strutture degli opifici. Uno di questi è stato attrezzato a piccolo museo, aperto nei mesi estivi il mercoledì. Per la visita: Antica Vetreria di Carisolo, 339 1402580.
S. NICOLÒ A CARISOLO: La parrocchiale, alta a dominare il centro storico, fu riedificata alla metà del 1700. Conserva un altare barocco della fine del 1600.
S. VIGILIO A PINZOLO: Orari apertura: Lu-Me-Gi-Sa 10-12; Ma-Ve-Sa-Do 16-18.
S. STEFANO A CARISOLO: Orari apertura: Ma-Me-Gi-Ve-Sa 10-11.30/1618; Do 16-18
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