A Imer cercando le tracce di un’originale Street Art

“Chi ha tempo non aspetti tempo”: uno dei “barch” di Zeni e Degiampietro

Nella parlata del Primiero i barch sono quegli edifici in legno, costruiti direttamente sui prati da sfalcio, necessari per lo stoccaggio del fieno e degli attrezzi agricoli utili a questa pratica contadina.

Il villaggio di Imer è costruito sul conoide del Rio San Pietro, ai piedi di Cima Redasega, e ad ogni spazio prativo che si apre tra le case o nella piana ai piedi del paese i barch sono numerosi. Sole, pioggia e neve modificano nel tempo l’aspetto della superficie delle assi di legno con cui sono costruiti, le quali prendono una tonalità di colore tra il marrone ed il grigio. Gianluigi Zeni di Mezzano e Nicola Degiampietro di Fiera sono gli artisti che da alcuni anni hanno scelto come supporto alle loro opere le pareti dei barch del paese. Strizzando l’occhio alle correnti che si riconoscono nell’Arte di strada (Street Art), giocano con le parole inglesi e primierotte trasformando street in stret (stretto) ed art in barch, specificando in questo modo la loro personale interpretazione in chiave figurativa del più noto e calligrafico graffitismo. Se la street art era un tempo considerata espressione di una certa cultura underground, parallela al mondo dell’arte “ufficiale”, ora il palcoscenico di questa corrente espressiva trova felice visibilità verso un pubblico non necessariamente specialistico, utilizzando come campo di azione le più diverse su-appunti perfici che il mondo urbanizzato concede. Ed anche la tecnica utilizzata nel comporre le opere è del tutto particolare: invece di utilizzare colori e pennelli, Zeni e Degiampietro scalfiscono la superficie del legno con una mola a disco, ricercando le tonalità cromatiche del legno che stanno sotto la patina del tempo. Recuperando l’antica tecnica del “graffito” tolgono gli strati superficiali della materia, con l’intento di ritrovarne l’anima, trasfigurandola in elementi figurativi originali e simbolici, destinati, con il passare del tempo, a tornare invisibili, rinaturalizzati benché in un contesto del tutto antropizzato. La prima opera risale al 2016 e rappresenta una figura umana a tutta grandezza, raggomitolata nello spazio angusto della parete del barch, rendendo la sensazione di essere costretto, stretto, stret, appunto, da cui Stre(e)t Barch. Stretti forse anche nella posizione geografica che il luogo dove operano li confina, o verso una visione troppo omologata dell’espressione artistica “ufficiale”. Espressività che sfocia verso un concetto caro a Eugenio Turri in “Il paesaggio come teatro”: “è allora giusto, forse, assimilare il paesaggio a uno spettacolo teatrale, dato che si tratta di uno spazio vivo, che produce in noi delle emozioni, come ogni rappresentazione in cui entrano in gioco la natura, l’uomo e la sua attività poietica”. Ecco allora che “con un modo suo proprio di dare valore di segno agli oggetti attraverso i quali si concretizza la sua visione territoriale”, l’artista si concede ad una proposta creativa non insensibile alle dinamiche proprie della Land Art.

L’ITINERARIO: Quello descritto non è un vero e proprio itinerario, semmai una passeggiata intorno e dentro il paese di Imer alla ricerca dei segni lasciati dagli artisti di strada ed anche di altri segni che descrivono, con frequenti cartelli, la storia e la vita del paese. Alcuni posti macchina presso la rotatoria sulla statale possono fungere da punto di partenza. Subito ci si imbatte in alcune opere, di epoche diverse. Le più datate stanno ritornando all’aspetto del legno originale, cancellandosi: sono appena visibili nella loro forma. Per salire al paese, si attraversa il parco e seguendo il Rio San Pietro, tra le antiche case, si raggiunge la bella Parrocchiale. Lungo un sentierino che si imbocca all’angolo di via Salesà, si costeggia, tra orti, la parte alta del paese con bella vista sulla valle. Discesi su via Nazionale è possibile raggiungere altre due opere, rimanendo sul marciapiede seguendo brevemente la strada per il Passo Gobbera. Ritornati sui nostri passi, per via Matteotti si torna al punto di partenza.

IL PERCORSO: lunghezza 6 km, dislivello 190 m, durata 2,5 ore

Punti di interesse:

STRE(E)T BARCH: 1.Stret; 2.Shining; 3.Assolato paradiso ittico; 4.Dal micro al macro; 5.Spazieren gehen; 6.L’uomo selvatico; 7.La lontra è tornata; 8.Mors tua vita mea; 9.Mistero; 10.Sancti Petrus et Paulus; 11.Chi ha tempo non aspetti tempo. Trame; Macroprocessore; Gallo Alfa; Cercate il mio sguardo nel paesaggio, io vi sto già osservando! e forse altre nuove opere, sono da scovare tra i tanti barch del territorio. Buona ricerca.

SS. PIETRO E PAOLO: La parrocchiale di Imer risale al 1300, ma venne ricostruita tra il 1518 ed il 1526. Al suo interno conserva pregevoli pitture nella volta del presbiterio, di scuola veneta, probabilmente del 1547 e del primo terzo del 1700 quelli sulla volta della navata centrale. Gli altari lignei sono decorati e dipinti da buone mani d’artista.

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