Nuova galleria a Ponte Pià, i pericoli per la falda idrica

Quest’estate le frane hanno evidenziato ancora una volta le fragilità del territorio trentino: serve prudenza nel progettare nuovi interventi

Lo spunto

Scrivo per segnalare i pericoli derivanti dai lavori per la realizzazione di un nuovo tratto di galleria lungo la strada statale 237 del Caffaro, in località Ponte Pià, nel tratto tra gli abitati di Saone e Ponte Arche. I lavori appaltati dal Servizio Opere Stradali della Provincia (il valore complessivo è di 34.414.482,49 euro) prevedono in direzione Tione una nuova galleria che inizierebbe un centinaio di metri prima dell’entrata dell’attuale, si svilupperebbe al di sotto del Monte San Martino, lungo un rettilineo interrato di 1102,30 metri, per innestarsi poi ancora nella galleria attuale, a circa i due terzi della sua lunghezza. Da parte di un gruppo di 17 persone firmatarie, nel giugno 2023, è stata inoltrata una lettera con la quale si poneva l’attenzione sul pericolo che lo scavo della nuova galleria possa intaccare la riserva d’acqua che si trova all’interno della montagna e che, come già in precedenza rilevato, porti seri problemi alle falde acquifere della zona, trattandosi di un sistema carsico nel quale vi sono vasi comunicanti ai quali confluiscono addirittura acque sotterranee, provenienti anche da aree lontane. Ora, come gruppo di cittadini Giudicariesi del PD, riproponiamo il problema evidenziando numerosi quesiti da sottoporre alla Politica ed ai Tecnici della Provincia di Trento. Ci chiediamo infatti se non vi sia davvero qualche aspetto nell’intervento che possa mettere in pericolo una naturale risorsa del sottosuolo quale l’acqua. Esiste davvero una relazione tra tutti questi aspetti e i lavori che perforeranno il Monte San Martino? Ci pare che effettivamente i danni che potrebbero risultare a seguito della realizzazione della nuova galleria richiedano la massima attenzione!

                                                                                                                                  Vincenzo Zubani

Gli imprevisti e gli sbalzi meteorologici di questa estate, con l’alternarsi di afa e violenti temporali, hanno portato in primo piano il ruolo dell’acqua, preziosa risorsa e al tempo stesso minaccia costante nel nostro Trentino. Con i cambiamenti climatici in corso quella idrica è una presenza che rivela anche tutte le sue complessità e fragilità, tanto da dover essere monitorata e gestita con estrema cautela e attenzione, senza dare nulla per scontato. Nei confronti di questa risorsa tanto decisiva, anche per il futuro, nessuno sforzo dovrà essere evitato pur di riportare in mani locali e pubbliche il patrimonio storico dei bacini artificiali e delle loro derivazioni idroelettriche, che ha comportato investimenti, costi e rischi non indifferenti alle comunità. Risultano più importanti ora di quando sono stati costruiti, anche se forse meno profittevoli dal momento che risulta ormai ben chiara la propensione dei ghiacciai a sciogliersi e ad esaurirsi.

Sull’altro fronte – quello delle minacce – si registra invece la frequenza di precipitazioni intense e ripetute; è la ragione per cui ai problemi puntuali e specifici del territorio (anche quelli che vengono considerati minori o marginali) va rivolta un’opera attenta di prevenzione e una prudenza nelle scelte per il futuro. Questi mesi hanno evitato al Trentino, rispetto a molte altre regioni italiane, una siccità tale da mettere in ginocchio le produzioni agricole, ma hanno anche evidenziato problematicità che richiedono sicuramente un’attenzione maggiore (ed adeguati interventi) da parte dell’ente pubblico, Comuni e Provincia, innanzitutto.

In prima fila stanno i problemi degli acquedotti e della rete idrica, spesso datata ed inquinata per le perdite e le infiltrazioni che subisce. Questa condizione può avere conseguenze gravi, ed anche dolorose, non solo per la necessità di chiudere gli acquedotti togliendo l’acqua a interi paesi e danneggiando le produzioni. Come risulta da quanto si è verificato a Coredo dove per i malori riscontratisi fra le persone era finito sotto accusa il latte del formaggio, mentre recentemente sembrano emergere responsabilità dall’acqua della malga. È sulla sistemazione e sul rinnovamento degli acquedotti che vanno comunque diretti i primi investimenti pubblici, anche se altri campanelli d’allarme sono suonati e fra questi quelli dovuti alla fragilità delle montagne ed al loro delicato equilibrio interno, posto che la maggior parte dell’orografia trentina è costituita da sistemi carsici, con presenza e scorrimento di acque non solo al loro esterno (un esempio sono le recenti colate di fango sull’altopiano della Vigolana fino a lambire il sobborgo di Mattarello), ma anche all’interno, per le perdite e fuoruscite che possono venire a determinarsi in occasione di scavi e gallerie per le quali, come l’esperienza passata dimostra, non sempre studi e perizie, sia pur accurate, riescono a predire una totale sicurezza.

È proprio questo il tema di un intervento che Vincenzo Zubani, giudicariese e già sindaco di Tione ha inviato a “Sentieri” e che qui pubblichiamo in sintesi. Insieme ad altri firmatari esprime un monito sulle incognite che i nuovi trafori stradali a Ponte Pià, sulla strada fra Sarche e Tione, potrebbero riservare. Va tenuto presente, in questo caso, che le acque che potrebbero essere sconvolte dalla galleria fanno parte del sistema idrico che alimenta anche le Terme di Comano, una risorsa preziosa da proteggere e valorizzare. I problemi del Trentino, oggi, non sono certo quelli di richiamare o velocizzare più traffico sulle sue strade, ma di renderlo più sicuro e alternativo. Non sono le gallerie che promuovono il futuro.

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