Non ha perso lucidità neanche per un attimo Nadia Battocletti, quando ieri notte a Parigi – con il fiatone ancora grosso dai suoi 5 mila con record nazionale ritoccato – s’è avvicinata al microfono di Elisabetta Caporale che le ha confermato un terzo posto ormai “perso” per pochi secondi in pista. Ha ricacciato indietro le lacrime di gioia per una possibile medaglia ripescata ed ha gioito solo per l’esito della gara (“mi tengo questa gara”, ha detto), senza confidare troppo nei ricorsi presentati e accettati a freddo.
Ed anche alla domanda finale “adesso che succede”, ha ripetuto la sua gioia per una prestazione secondo le sue attese, ma non ha accennato alla medaglia, spostando l’attenzione sulla prossima gara dei diecimila.
E gli sviluppi successivi – il ricorso arrivato oltre la mezzanotte – hanno dato ragione alla fredda razionalità della studentessa di ingegneria-architettura di Cavareno. Tanto da rendere ancora più significative le sue parole sul valore dell’atletica che “spinge i bambini a correre nei parchi” e sulla gioia “di avere intorno persone felici che mi fanno felice”. A 22 anni Nadia è già un personaggio di riferimento – non solo di spicco – per lo sport migliore.
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