K2: l’ultima scalata di De Gasperi

La foto ufficiale della spedizione italiana al K2

Settant’anni fa, alle 18 del 31 luglio 1954, la cordata di punta – composta da Achille Compagnoni e Lino Lacedelli – della spedizione italiana organizzata e guidata da Ardito Desio toccava la vetta del K2, fino a quel momento ancora inviolata. La seconda montagna più alta della terra, in territorio pakistano e appartenente alla catena del Karakorum, sarebbe diventata da allora la “montagna degli italiani”.

Una parte non indifferente, seppur poco conosciuta, per il successo dell’impresa la ebbe Alcide De Gasperi. Ardito Desio, geologo ed esploratore molto conosciuto a livello internazionale, stava lavorando da anni all’organizzazione della salita del K2. Dopo alcuni tentativi non riusciti, nella primavera 1953 si rivolse al capo del governo (che al tempo ricopriva anche la carica di ministro degli esteri), attraverso le sue conoscenze nel corpo diplomatico.

La richiesta di permesso per la scalata venne formalizzata a Roma il 19 giugno 1953 nel corso di un incontro ufficiale con il premier pakistano Mohamed Ali Bogra. Al primo memorandum, seguì la risposta positiva del 27 luglio successivo, che permise di mettere in moto la complessa macchina organizzativa, che si basava su un preventivo di circa 80 milioni di lire del tempo. Il patrocinio governativo fece transitare i finanziamenti, gestiti dal Club Alpino Italiano, attraverso il CONI e il CNR, definendo così il carattere sia sportivo che scientifico della spedizione.

De Gasperi, nato in montagna e appassionato di alpinismo, aveva subito intuito anche l’importanza politica del progetto. In quegli anni, successivi al secondo conflitto mondiale, la “corsa agli ottomila” rappresentava per i governi occidentali un’occasione per cementare l’orgoglio nazionale e di acquisizione di credito nel panorama internazionale. Di qui l’intervento pubblico nel sostegno alle grandi spedizioni nazionali che si contendevano le vette dei giganti di roccia e ghiaccio in Nepal e in Pakistan.

Il Presidente della ricostruzione aveva anche identificato in quella impresa – qualora vittoriosa – un potenziale valore strategico per rinsaldare gli storici legami (provenienti da una tradizione di esplorazioni, ricerche scientifiche e legami commerciali) tra Italia e la regione del Pakistan, divenuto stato sovrano nel 1947 dalla divisione dell’India coloniale britannica.

La prospettiva era anche quella di creare nuove opportunità economiche e di lavoro per le aziende e le maestranze italiane: prima tra tutte la costruzione dei grandi impianti idroelettrici sul corso del fiume Indo. Grandi opere che sarebbero state realizzate negli anni e decenni successivi.

Nell’estate del 1954, la parabola politica nazionale di De Gasperi era ormai alla fine. Il responso delle urne alle elezioni del ‘53 aveva sancito una netta diminuzione dei risultati per la DC, perno dei governi centristi della stagione della ricostruzione, e il mancato premio di maggioranza garantito dalla nuova legge elettorale; i progetti di integrazione europea avevano subito un netto rallentamento per l’opposizione francese alla Comunità europea di difesa; una nuova generazione di politici si era affacciata sul teatro nazionale e internazionale.

Nella sua villetta di Sella Valsugana, malato e afflitto da molte delusioni, De Gasperi fu sicuramente felice e orgoglioso dalla notizia della salita alla vetta del K2, giunta in Italia nella notte del 3 agosto. Di lì a pochi giorni – il 19 successivo – avrebbe intrapreso la sua ultima scalata, quella verso il cielo.

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