“Gente felice”, il volontariato della Mensa della Provvidenza: “Ero venuto quasi per caso, ora sono qui da tanti anni”

Enzo Perego da una vita spende il suo tempo per dare un servizio di prima necessità a chi è in condizioni di difficoltà: la cena, tutti i giorni, alla Mensa della Provvidenza dei Frati Cappuccini. “Lo faccio da talmente tanti anni che le scarpe potrebbero andare in mensa da sole!” scherza. L’ufficio stampa del Comune di Trento ha raccolto la sua storia per “Gente felice”, la campagna lanciata in occasione di Trento capitale europea e italiana del volontariato 2024.

Com’è strutturata il suo gruppo di volontariato? Da quanti anni esiste?

La Mensa della Provvidenza è stata aperta intorno agli anni ’90 da padre Fabrizio. È strutturata con un largo numero di volontari che ruotano su tanti turni. Il numero è molto variabile, attualmente sono circa 250. Io da qualche anno sono il coordinatore: adesso con la tecnologia e WhatsApp è un po’ più facile ma vi assicuro che è un lavoro molto complicato. Adesso è gestita, dopo l’addio dei frati la scorsa estate, dalla Diocesi di Trento attraverso la Fondazione Caritas.

Ci parli dei lei.

Ho 78 anni (da compiere), sono sposato e ho due figli e due nipoti.

Da quanto tempo fa volontariato? Come ha iniziato?

Ho iniziato nel 1996 poco dopo la fondazione. Come spesso capita è stato il caso a decidere: ero venuto con un amico quasi per caso e sono ancora qui dopo tutti questi anni.

Dove fa il volontario? Di cosa si occupa precisamente?

Per tanti anni siamo stati operativi all’ex convento dei Frati Cappuccini alla Cervara, ma siamo in procinto di spostarci dal prossimo autunno nell’attuale centro di ascolto Caritas in via Giusti 11. Nella struttura inizieranno a breve i lavori di adattamento per poter ospitare da settembre un refettorio analogo a quello oggi in servizio, a beneficio mediamente di 120 persone al giorno, perlopiù senza fissa dimora.

Ci racconti un episodio, una storia, una persona incontrata durante la sua attività di volontariato.

Mah non è facile sceglierne uno. Tempo fa un indiano ha preso a baciarmi le mani dicendomi “grazie zio!”. Ma non sempre è un idillio, ci sono anche momenti di tensione perché si tratta di persone in difficoltà. Noto per esempio negli ultimi anni che i giovani sono arroganti e pretendono spesso senza ringraziare.

Cosa le dà il fatto di impiegare il suo tempo per un’attività del tutto gratuita?

È una soddisfazione personale, molto gratificante. E poi in questi anni ho imparato molto, soprattutto da padre Fabrizio e padre Massimo.

Le vite di tutti sono sempre più frenetiche: come fa a trovare il tempo?

Adesso sono in pensione ma fortunatamente anche quando lavoravo si finiva per le 4 e mezza di pomeriggio per cui poi c’era il tempo di salire alla Cervara per preparare la cena.

Ha qualche richiesta, qualche suggerimento per aiutare i volontari del suo settore? C’è qualche necessità che ci vuole segnalare?

Per quanto riguarda la mensa non abbiamo particolari problemi. Tempo fa la Diocesi ha fatto un appello a tutti i parroci per donazioni di cibo e altro. Pensi che riusciamo a fare anche circa 200 “borse-famiglia” con generi di prima necessità che doniamo a famiglie selezionate in base all’Isee quattro volte al mese. Però – in base alla mia esperienza – c’è tanto bisogno di dormitori: noi possiamo dare coperte e qualche sacco a pelo ma null’altro. Spesso ci chiedono però dove poter dormire, soprattutto chiaramente d’inverno.

Mi può dare dei contatti per la sua associazione per chi fosse interessato a farne parte?

Si può sentire don Mauro Leonardelli al numero 345.5968302 oppure scrivendo una mail a mauroleonardelli@diocesitn.it.

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