Pane degli angeli, dei pellegrini e dei figli

Illustrazione di Fabio Vettori

Domenica 2 giugno 2024 – Corpus Domini B

Es 24,3-8; Eb 9,11-15; Mc 14,12-16.22-26

«Prendete, questo è il mio corpo. Questo è il mio sangue, il sangue dell’alleanza, che è versato per molti». Mc 14,22.24.

La solennità del SS. Corpo e Sangue di Cristo è nata sul finire del medioevo (1264) per affermare e radicare nella Chiesa la dottrina e la pietà eucaristica dopo secoli di controversie, di precisazioni e di approfondimenti. Il Concilio vaticano II ha voluto riportare questa solennità popolare nel solco della spiritualità biblico liturgica.

Le letture di quest’anno ci fanno cogliere una serie di connessioni che possono arricchire la nostra partecipazione all’Eucaristia settimanale. L’insistenza sul tema dell’alleanza esprime la sua valenza comunitaria, L’Eucaristia è un dono fatto da Dio al suo popolo e un impegno che il popolo di Dio assume nei confronti del suo Signore. Da questo punto di vista la pietà eucaristica costituisce un forte critica a una pratica cristiana individualista: senza comunità non c’è Eucaristia, senza Eucaristia non si costruisce comunità (cfr. la prima lettura ed il Vangelo).

Con questo non si vuole certo sminuire la sua importanza per la singola persona. La lettera agli Ebrei, che indica il significato del sacrificio del Cristo nella prospettiva dell’offerta, insiste proprio sulla sua valenza personale. Il sangue dell’alleanza è il sangue di Cristo, che «con uno Spirito eterno» ha offerto sé stesso e raggiunge l’obiettivo di purificare le nostre coscienze perché possiamo servire Dio. La pratica cristiana, pertanto, non è individualista ma profondamente personale: l’Eucaristia riguarda ciascuno di noi e raggiunge ciascuno di noi, è nell’Eucaristia che abbiamo un accesso personale a Dio, è nell’Eucaristia che Dio si procura una via personale per raggiungere ciascuno di noi.

Un ulteriore spunto lo prendiamo dal contesto nel quale Gesù celebra la nuova alleanza: è il contesto familiare della cena pasquale e non quello sacrificale del Tempio di Gerusalemme. Questo ci suggerisce l’importanza della dimensione familiare dentro la celebrazione Eucaristica della Chiesa. Le nostre celebrazioni Eucaristiche non hanno come modello il sacrificio del Tempio, quello in cui si offrivano sacrifici animali, bensì l’ultima cena, che anticipava sì il sacrificio sulla croce, ma con tutta la ricchezza di umanità, di familiarità e di contatto personale che si può ottenere solo attorno a una mensa.

Nella sua pietà eucaristica semplice e profondissima Francesco d’Assisi, davanti al mistero eucaristico, esulta di gioia e ci indica il giusto atteggiamento col quale accogliere il Sacramento: “Tutta l’umanità trepidi, l’universo intero tremi e il cielo esulti, quando sull’altare, nella mano del sacerdote, è presente Cristo, il Figlio del Dio vivo. O ammirabile altezza e stupenda degnazione! O umiltà sublime! O sublimità umile, che il Signore dell’universo, Dio e Figlio di Dio, si umili a tal punto da nascondersi, per la nostra salvezza, sotto poca apparenza di pane! Guardate, fratelli, l’umiltà di Dio, ed aprite davanti a lui i vostri cuori; umiliatevi anche voi, perché siate da lui esaltati. Nulla, dunque, di voi trattenete per voi, affinché tutti e per intero vi accolga colui che tutto a voi si offre” (LetOrd 26-29: FF 221).

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