Tra il 25 e il 26 maggio 1940 nazisti e fascisti prelevarono 299 ricoverati (160 uomini e 139 donne) di lingua tedesca, tra i 20 e i 70 anni, dall’ospedale psichiatrico di Pergine Valsugana per deportarli, in treno, nelle cliniche della morte in Austria e in Germania. Orrendo tassello del programma “Aktion 4” (200mila le vittime stimate) che prevedeva l’eliminazione dei malati psichici e dei disabili, attivo nel Reich fin dal 1939.
Erano persone di diversa estrazione sociale. C’erano agricoltori, operai, artigiani, frati cappuccini, un capostazione, un insegnante, la maggioranza cattolica, due donne di religione ebraica. Quasi tutti erano ricoverati da tempo a Pergine, una trentina arrivava dalla colonia agricola di Vadena, 23 dall’istituto di Nomi, alcuni da Udine e Gemona. Ben pochi tornarono.
Nella ricorrenza, a 84 anni di distanza dalla deportazione, sabato 25 maggio, alle ore 11, alla stazione ferroviaria di Pergine si svolgerà una cerimonia di commemorazione in corrispondenza della targa affissa alla memoria di quei fatti nel corso della quale interverranno il sindaco di Pergine Roberto Oss Emer e Mario Cossali, presidente provinciale dell’Anpi (l’associazione dei partigiani). Accompagnerà la riflessione un recital del gruppo musicale “Poesica”, la voce di Morena Roat, su testi di Sergio Balestra e Gianfranco Tomio.
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