Dalla missione di Gesù a quella della Chiesa

Illustrazione di Fabio Vettori

12 maggio 2024 – Ascensione del Signore B

At 1,1-11; Ef 4,1-13; Mc 16,15-20

«Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli, per riempire tutte le cose». Ef 4,10

I termini che le letture di questa domenica usano per parlare dell’ascensione di Gesù sono tre: il primo è «venir assunto», lo troviamo in At 1,2 e Mc 16,19; il secondo è «venir elevato» e lo troviamo in At 1,9; il terzo è «salire-ascendere» e lo troviamo in Ef 4,8.9.10. Come mai tre termini diversi per indicare la medesima realtà? Senza addentrarci in sottigliezze da specialisti, possiamo almeno far notare che l’uso di termini diversi sta ad indicare diverse sfaccettature, approfondimenti e prospettive di un’unica realtà.

I termini «venir assunto» e «venir elevato» indicano l’azione del Padre che glorifica il Figlio dopo la sua passione e morte e lo fa risuscitandolo e innalzandolo alla sua destra, cioè accogliendo l’umanità del Figlio nella vita divina. Il termine «salire-ascendere» sta ad indicare invece l’azione stessa del Figlio nel suo tornare al Padre e nel suo portare la nostra umanità in Dio, come aveva detto lo stesso Gesù nei discorsi dell’ultima cena: “Ho il potere di darla [la vita] e il potere di riprenderla di nuovo” (Gv 10,18) e “Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo e vado al Padre” (Gv 16,28). Sono prospettive diverse, dicevamo, ma la realtà è unica e consiste nella nuova condizione di Gesù Cristo, Figlio di Dio, dopo la sua risurrezione. Egli si sottrae al nostro sguardo, non è più «visibile in carne ed ossa», ma ritornerà. Per ora, la presenza di Gesù e la sua opera continuano nella Chiesa, che riceverà, proprio per questo, il dono dello Spirito Santo. Le letture sottolineano ed indicano che all’ascensione di Gesù è strettamente congiunta l’effusione dello Spirito nella sua pienezza e l’azione della Chiesa nella sua articolazione.

Luca introduce già all’«elevazione» di Gesù il tema del dono dello Spirito (sul quale ci fermeremo a riflettere domenica prossima). Marco sottolinea piuttosto l’azione missionaria della Chiesa, che collega direttamente con l’«assunzione» di Gesù. Paolo, invece, riflette sull’articolazione della Chiesa, dono di Gesù che «ascende» al cielo. Gesù è disceso dal cielo ed è asceso al cielo perché ogni realtà raggiunga la pienezza, il compimento. Questa è la finalità dell’incarnazione ed il significato della redenzione. Ma in questo movimento si inserisce, per volontà divina, l’opera della Chiesa, nella quale ci sono doni e servizi diversi finalizzati a farci incontrare il Cristo nella pienezza della sua divinità e nella perfezione della sua umanità.

Quello che stiamo vivendo, è il tempo dello Spirito, è il tempo della Chiesa ed è il tempo della missione. È il tempo nel quale siamo invitati a domandare a noi stessi: «Qual è il dono che Cristo asceso al cielo ha fatto a me? Qual è il servizio che la mia persona è chiamata a compiere all’interno della comunità cristiana? Qual è la missione che mi viene affidata nel presente e nella storia?»

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