Gelate, rogazioni e assicurazioni

lo spunto
Probabilmente è così, ma risulta veramente difficile convincere un agricoltore che il clima sta cambiando quando puntuale come un orologio svizzero il clima ti conferma quelle date di aprile che tuo nonno, prima, e tuo padre, poi, nel secolo scorso ti ricordavano quasi alla nausea come appuntamenti di brinate storiche, spietate, che toglievano l’intero raccolto.
Oggi nonostante il “climate change” proprio in questi giorni, d’improvviso siamo ancora lì a consultare il termometro a rimettere la trapunta sul letto perché fa freddo. A differenza di allora oggi abbiamo l’opzione assicurazione, che funzionerebbe anche se tutti si fidassero di questa pratica ma con un’agricoltura ormai quasi da hobbisti e con redditi sul filo della convenienza la proposta di assicurarsi rischia di diventare un lusso e per i più pessimisti un consiglio da gatto e la volpe della famosa fiaba.
All’assicurarsi ci sarebbe quell’alternativa valida e gratuita che funziona solo se ci credi. Si chiama “rogazioni”, sono quelle tre sere di maggio dove capita di vedere un gruppetto di persone pregare all’aperto, davanti a un’edicola votiva; chi ha la fortuna di avere un Parroco con la P maiuscola le celebra tutt’oggi, ma se invece non le conosci è la prova che a cambiare non è solo il clima ma anche noi che abbiamo tagliato le radici con le nostre tradizioni. Tradizioni che ci richiamano a un qualcosa che nel passato è già accaduto e convinto ad assicurarsi alla compagnia più solida e granitica in assoluto: la Fede.
Lettera firmata

Queste giornate di freddo, tali da richiamare le frequenti e temute gelate di primavera nelle campagne, non significano che le mutazioni del clima sono scomparse, perché a fare la differenza sono soprattutto l’intensità, la frequenza e la violenza delle precipitazioni e degli sbalzi climatici, condizioni di cui contadini e agricoltori ben si sono accorti in questi anni. È quindi inutile e pericoloso chiudere gli occhi o far finta di nulla. O attendersi soluzioni miracolistiche. In questa prospettiva, visto che si richiamano i “vecchi tempi”, le processioni e le orazioni nelle campagne che si esprimevano nelle rogazioni (il termine richiama proprio “orare”, pregare e “rogare”, chiedere) merita andare a un altro detto antico, caro alle generazioni che ci hanno preceduto: “Aiutati, che Dio ti aiuta”. In questo senso non sembra di vedere contraddizioni fra “assicurazioni” e “rogazioni”. Le assicurazioni contro la grandine sono risultate indispensabili nel salvare innumerevoli realtà aziendali e garantire un reddito alle famiglie che la campagna lavorano e sulla quale vivono in questi anni passati e mantengono un loro ruolo decisivo anche se, proprio per le aggravate condizioni ambientali e le più diffuse emergenze, i loro costi sono aumentati, come si sono appesantiti i livelli delle aree di franchigia in molti territori strategici.
È stato un grande successo per il Trentino, con un mercato della frutta sempre più difficile, con la remunerazione del prodotto che scende a zero se non è assolutamente perfetto secondo i parametri della grande distribuzione, essere riuscito a consolidare una struttura assicurativa funzionante come quella di Codipra, tale da poter essere presa ad esempio anche in altre regioni. Certo i costi sono sempre più alti e il mercato rende necessarie anche opere di difesa passiva (come le reti) molto costose anch’esse e impattanti. Per le gelate poi, il problema si presenta ancora più complesso e difficile da risolvere che per la grandine, ed è per questo che dei nuovi problemi, dell’aggravarsi dei mutamenti climatici e dell’aumento dei costi delle assicurazioni, dovrebbe farsi carico anche la politica, che pur sostiene Codipra (ma ciò non basta più) per garantire una corretta conduzione delle campagne e impedirne la fuga dei giovani.
I costi per la difesa dai fenomeni atmosferici fanno ormai parte, pienamente, dei costi di produzione, ma questi non vengono riconosciuti, né direttamente, né indirettamente al produttore, da un mercato sempre più inflazionato da concorrenze globali che mancano, troppo spesso, di correttezza ed equità. L’assicurazione non è una sovrapposizione finanziaria che si accompagna all’onesto e duro lavoro manuale nelle campagne, ma è frutto di solidarietà reciproca e mutualità, pilastri portanti della cultura contadina e della tradizione sociale e cooperativa del Trentino. Certo le assicurazioni vanno adeguate ai tempi, ad una agricoltura radicata e curata di cui la realtà mondiale, che vede un’urbanizzazione, sempre più massiccia e alienante, ha immenso bisogno. Come ha scritto nel suo più recente libro di saggi il grande filosofo francese Edgar Morin, occorre, al nostro tempo non tanto che la campagna (le valli, i paesi) diventi più città, ma che più campagna entri nelle città. In questa cornice appare evidente che la difesa delle produzioni della terra non può essere affidata solo alla preghiera, Gli uomini devono unire fede e intelligenza per “aiutarsi” per poter poi sperare in un aiuto superiore. Ma questo non significa neppure che le “rogazioni” siano inutili o, peggio, come molti inducono ancora a ritenere, siano una superstizione. No, sono una lode al creato e al suo equilibrio, sono una richiesta di perdono per le ferite che al creato gli uomini infliggono e per gli equilibri che spezzano. Perché – ci si chiede – rispetto ai “vecchi tempi” sono cadute in disuso? Per la “secolarizzazione” della religione rispondono i sociologi. O forse perché, suggeriscono alcuni teologi, a livello di immaginazione popolare avevano assunto quasi il significato di un “do ut des” nei confronti di Dio: “Io ti do la processione e la preghiera, e in cambio tu mi liberi dalle gelate”. Ma non è così e i parroci fanno bene a riprenderle e a rilanciarle coraggiosamente, perché le rogazioni non sono un “patto” con Dio, ma vogliono essere il riconoscimento della sacralità del creato, della terra, dei suoi prodotti per i quali l’uomo, a sua volta modellato con la terra, si fa, con il suo lavoro e la sua fatica, collaboratore di Dio per la vita. Le rogazioni riconoscono che la terra è il luogo della vita, non una macchina di produzione meccanica di massa. Le rogazioni nascono dall’incontro, nella natura, fra Dio e il lavoro dell’uomo, ne riconoscono la sacralità, non solo la funzionalità e chiedono a Dio di custodire la terra che egli ha creato con i suoi frutti. Non vi sono contraddizioni fra assicurazioni, difese dalle calamità naturali e rogazioni.

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