Cattedra e giornale, il Vangelo che s’incarna

Con qualche lacrima trattenuta e una (sua) ideale pacca sulle spalle, abbiamo confezionato in poche ore queste pagine speciali a ricordo di don Vittorio. I lettori di lunga data non ne avevano bisogno: ognuno tiene in mente una frase, un titolo, una citazione di Cristelli. Eppure…

Eppure i giovani – in questo tempo di letture furtive e frettolose – hanno bisogno di confrontarsi con un’eredità di testimonianza cristiana e civile così ricca: l’ex direttore di Vita Trentina è stato riferimento morale e spirituale fra i più riconosciuti nella seconda metà del secolo scorso, perfino da parte di chi non condivideva le sue posizioni rigorose e spesso profetiche. Anche riprendendo in mano “Scelte di fondo” – antologia di editoriali che richiamiamo in parte a pag. 4 – ne cogliamo la straordinaria tenuta alla prova dei tempi, ne apprezziamo la formidabile attualità, che è propria dei criteri di giudizio (valoriali e operativi) ancorati nella Verità “che non delude”.

Rileggendo la vita, gli scritti e il magistero di Cristelli i lettori del Terzo Millennio troveranno spunti per comprendere il rinnovamento intravisto sulla carta da quel grande evento di ispirazione e di partecipazione che fu il Vaticano II (per questo don Vittorio viene definito “giornalista del Concilio”) ma anche il travaglio necessario per dare attuazione pratica ad alcune prospettive: la Chiesa “vissuta” come popolo di Dio, il dialogo con le altre culture e le altre fedi, la scelta preferenziale dei poveri, il rinnovamento della liturgia… E il settimanale della Diocesi ne era (e deve esserlo a lungo!) la fonte privilegiata perché “la presenza e la crescita di un’opinione pubblica nella Chiesa era una precisa motivazione conciliare”, come spiegò alla soglia degli 80 anni don Vittorio ad Augusto Goio nel novembre 2010 in un’intervista per il premio dell’Aquila di San Venceslao.

Non avrebbe voluto queste pagine celebrative, perché don Vittorio non voleva essere mitizzato (e noi qualche volta lo abbiamo fatto, gli chiediamo scusa), ma gradiva semmai essere seguito e accompagnato, consultato, contraddetto anche, perché no (e in questi casi si svelava la sua battagliera grinta “pinaitra” che si scioglieva alla fine in una battuta o in una barzelletta riconciliante).

In una sola giornata lo vedevamo passare dalla Messa mattutina alla cattedra di etica, dalla correzione di bozze al dialogo con un amico in difficoltà, da un Consiglio d’amministrazione alla conferenza serale sulla pace e l’obiezione fiscale. Insieme ai colleghi (anche all’interno) raccontiamo qualche aneddoto della sua umanità di studioso prestato all’attivismo per segnalare ai giovani – talvolta “frenati” da troppe iniziative e qualche delusione anche ecclesiale – come don Vittorio seppe attingere al Vangelo e alla sua scelta vocazionale, rimanendovi gioiosamente fedele. Ci riuscì, come tanti altri sacerdoti e altrettanti laici cristiani anonimi, per il riferimento a quella Parola che egli continuava ad approfondire ogni giorno. La sua teologia trinitaria e narrativa – corroborata negli anni Ottanta dall’incontro con il teologo Bruno Forte – prende la storia di Gesù come modello di presenza nella storia per la Chiesa, come spiegò nel 1985 nella sua applaudita relazione-base al Sinodo diocesano: “Da una parte l’essere dialogale del Dio trinitario fonda l’esigenza di una Chiesa che sia comunione dialogale; dall’altra l’incarnazione di Dio impegna la comunità dei credenti a incarnarsi anch’essa fino in fondo nelle situazioni umane”. Dall’opzione fondamentale di Gesù, la povertà per il Regno con la conseguente libertà dalla ricchezza e dagli altri, Cristelli ricava i caratteri di una Chiesa “libera e liberante, povera e serva” e di un cristiano “che si fa compagno di strada”: la sequela del Nazareno assume inevitabilmente una dimensione politica.

In attesa di accompagnarlo nella sua Miola – dove i compaesani gli regalarono una giornata indimenticabile – rendiamo grazie al Signore della vita per la sua scrittura, il suo sacerdozio, la sua amicizia e quell’ultimo sorriso di martedì sera al pensiero della “sua” Vita Trentina.

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