Tra luglio e ottobre 2010 l’opinione pubblica mondiale veniva a conoscenza di un’enorme quantità di documenti che documentavano gli orrori delle guerre in  corso in Afghanistan e in Iraq. A diffonderli Wikileaks, la piattaforma fondata dal giornalista australiano Julian Assange per  ricevere in modo anonimo documenti coperti da segreto, vagliarli e diffonderli. Quello stesso anno 2010 cominciava la persecuzione giudiziaria di Assange, detenuto nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh, a Londra, in attesa della sentenza della Corte britannica sulla richiesta di estradizione negli Stati Uniti, dove Assange rischia una pena di 175 anni di carcere.

La sua vicenda, emblematica per la difesa dei diritti umani e della libertà di stampa, è stata raccontata questa mattina (22 marzo) nell’auditorium del Collegio Arcivescovile di Trento, da Stefania Maurizi, giornalista investigativa de “Il Fatto Quotidiano”, a studenti e studentesse di quella scuola, nell’ambito del Corso di giornalismo organizzato dalla professoressa Giuseppina Coali con il supporto del giornalista Roberto Vivaldelli.

Stefania Maurizi, introdotta dalle parole di presentazione lette da Alice, si è sottoposta senza risparmiarsi alle domande di Giorgia e Giacomo (“Cos’è per lei il giornalismo”, hanno esordito), spiegando perché le carte di Wilileaks hanno disturbato molti governi e quello che ha chiamato “il complesso militare industriale”, che trae profitto dal commercio delle armi e dalle guerre, e soffermandosi anche sulla sua battaglia legale per accedere ai documenti del caso Assange, citando in giudizio quattro governi: Stati Uniti, Inghilterra, Svezia e Australia. Come racconta nel suo libro “Il potere segreto. Perché vogliono distruggere Julian Assange e Wikileaks”, (Chiarelettere, 2021).

Ad accompagnare l’intervista a Maurizi le slide predisposte dagli studenti e dalle studentesse dell’Istituto Arcivescovile.