Mi sembra straordinaria la frase di Albert Schweitzer, il grande scienziato: “L’unica cosa importante quando ce ne andiamo saranno le tracce d’amore che avremo lasciato”. E mi sembra straordinaria la parola di un salmo biblico: “Beato l’uomo che ha sentieri nel suo cuore”. I “sentieri” di Carlo Borzaga sono stati molti, percorsi con costanza, con competenza, con intelligenza, da solo, nella sua ricerca durata tutta la vita fino all’ultimo giorno e dentro la comunità trentina, all’università, nel mondo della cooperazione e nell’impegnativo ambito dell’economia a livello nazionale.
C’è, primo, il sentiero degli affetti. I suoi cari potrebbero riprendere le parole splendide del poeta Rumi, un islamico del XII secolo: “Tu sei il mare e io nuoto in te, come un pesce. Tu sei il deserto che io percorro come una gazzella. Riempimi del tuo respiro; non posso farne a meno, perché io sono il tuo oboe”. Carla e i suoi cari lo hanno sperimentato.
Il secondo è il sentiero della rettitudine. è per quello che mi sono permesso di scegliere la beatitudine della giustizia: “Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati” (Matteo 5,7).
Il terzo è il sentiero della scienza, per offrire alla comunità una fonte di confronto e di serietà nella lettura e nell’interpretazione della realtà, soprattutto nel settore dell’economia e della cooperazione. “La persona, non il profitto” è stato lo slogan, per così dire, che lo ha guidato per tutto il tempo della sua attività di ricercatore per “l’impresa sociale”.
Il sentiero come luogo di ascolto delle tante persone da lui contattate, sollecitate, aiutate (soprattutto i giovani) a trovare una via significativa per la propria vita. “Visionario” è stato chiamato, un “pioniere mai appagato”.
Due parole di due grandi personaggi mi permetto di citare per “interpretare” la grande persona di Carlo: Simone Weil, che scrive: “Sulla terra! È questa la nostra unica possibilità di perfezione”; Dietrich Bonhoeffer, che afferma che “Il nostro essere cristiani consisterà solo in due cose: nel pregare e nell’operare ciò che è giusto tra gli uomini”.
(dall’omelia al funerale in Duomo a Trento mercoledì 6 marzo)
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