Allarme clima, epidemie, Gaza, Ucraina, Russia, Corea del Nord, Sud Sudan…volti e storie di dolore.
S’apre la Quaresima e m’interrogo nel silenzio: quanto io, cristiana o cristiano, mi sento dentro il mondo, parte di esso e quanto me ne tengo discosto?
Quando aderisco alla verità “che noi stessi siamo terra”(Fratelli tutti, 2) e ogni sfregio causato alla Creazione non avviene fuori di me? L’inequivocabile protesta della nostra casa comune, il gravido silenzio di troppe vite schiacciate dalle guerre ci fanno spesso distendere impalpabili veli che ci distanziano interiormente dal mondo, quasi a proteggerci dall’angoscia.
Ancora compio azioni di giustizia, ma nel profondo sento che non ho risposte di senso. Forse mi riconosco nei discepoli che si tormentano “non abbiamo pane” (Mc 8,16). Non abbiamo pane neppure per sfamare noi stessi! E ora un tempo di Quaresima ci riporta al digiuno, all’elemosina, alla preghiera. Scelte per una conversione del cuore, certo. Ma come credere all’efficacia di queste azioni in tanto scempio della Creazione (dentro e fuori di me)? Atti o esperienze?
SILENZIO
L’etimologia del termine (Ex-per- ire) ci sollecita: vivere un’esperienza implica un uscire da una dimensione (ex), per attraversarne una nuova (per), in vista del muoversi (ire) verso un nuovo orizzonte di senso. Un’esperienza di fede, desiderata e abitata con l’aiuto della Grazia, richiede che abbandoni ciò che conosco e che mi inoltri – guidato da Dio – su vie mai percorse prima. Amen; così sia di questo cammino quaresimale.
Cerco un fidato compagno per la mia scelta di lasciarmi sorprendere e di lasciarmi cambiare dal tempo di questa Quaresima. Ecco che si presenta il silenzio. Posso iniziare dal diradare i rumori con cui riempio e frastorno il desiderio di ascolto. Per non ospitare rumori devo prima riconoscerli e disdegnarli.
Il rumore non è voce che sgorga da dentro. Se pazientemente lascio depositare una parola dentro lo spazio di ascolto del mio cuore che cerca Dio (Creatore e amante della vita, Sap 11,24-26), da lì sgorgherà una risonanza. Depongo allora gli inviti della Quaresima nel mio personale spazio di silenzio e ascolto ciò che emerge. Fuori dalle logiche del mondo.
Digiuno: come il mio vivere esperienze di digiuno si fa lode a te, Padre?
SILENZIO
Elemosina: come il mio vivere esperienze di misericordia e sacrificio per il fratello si fa lode a te, Padre?
SILENZIO
Preghiera: come il mio vivere esperienze di preghiera si fa lode a te, Padre?
SILENZIO
La risposta, l’intuizione affiora da una profondità abitata in me. Signore che oggi possa digiunare, offrirmi nella cura di una elemosina e pregare nel segreto (Mt 6,1-6.16-18). Cioè sotto il tuo sguardo, sentendo che rispondo in questo ad un tuo invito. Che mi fai l’onore di chiamarmi più vicino a Te.
SILENZIO
L’ascolto interiore ci guiderà a scoprire come ogni gesto del quotidiano possa farsi esperienza di preghiera (presenza dialogante a Dio), di digiuno (attesa fiduciosa del solo pane che nutre), di elemosina (gratuità con cui condivido ciò che è condizione di vita per me). Mi si svelerà che ho 40 giorni per decifrare il testo di una lettera di amore di Dio per me: Dio che si dona, si svuota, si immerge nella sua creatura amata, nella umanità e nella creazione tutta mi chiama a far parte di questa esperienza di donazione, svuotamento, immersione. Questa via è quella percorsa dall’amore che salva. Quale via migliore per aprirmi a celebrare e contemplare il mistero Pasquale?
Di silenzio in silenzio, di ascolto in ascolto.
Potremo vivere una esperienza quaresimale che si decanti in noi come esperienza rinnovata della mia relazione con me, col mondo(creato) e con Dio. Una esperienza che liberi il campo da tante presunte conoscenze e mi lasci in un arreso silenzio a contemplare lo Spirito del Risorto che chiama anche me, proprio me, sulle vie della Galilea. E non ci lascia soli.
Riscopriremo allora di voler essere “dentro” il mondo con rinnovato coraggio.
Il creato e la storia umana continueranno a sanguinare, ma lo Spirito ci renderà capaci di vivere la nostra ordinaria quotidianità così che intorno a noi altri cuori intonino le parole di David Maria Turoldo: “Lodato sia il mi Signore/ per l’unità delle cose/ogni oggetto involge la sua parola/ogni forma è una sua epifania/ E la terra è il suo paese/e tutti i volti degli uomini/insieme fanno il suo unico volto”. (Per un cantico nuovo in “Amare”, 2002, San Paolo Edizioni).
Nel silenzio lo Spirito ci aiuterà a riconoscere quanti fratelli, quanti “samaritani” manifestano l’amore del Padre senza conoscerlo e senza poterlo lodare e il cuore canterà anche per loro. E anche attraverso di loro si farà ammaestrare.
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