Quando si prepara con cura un viaggio in treno cercando di risparmiare e va a finire, per responsabilità di un bigliettaio “distratto” della stazione di Trento, di pagare il doppio.
Si potrebbe riassumere così quanto successo di recente a due coppie di amici in partenza per Trieste dove passare qualche giorno nel bel capoluogo giuliano, tra musei, passeggiate lungo mare, trattorie (che a Trento in pratica non esistono più) e caffè storici.
La storia ce l’ha raccontata una di loro, che conosciamo da tempo, di certo affidabile, che chiameremo Lucia (nome di fantasia). “Qualche giorno prima della partenza – racconta – sono andata in stazione per fare i biglietti, di sola andata, per Trieste, per il ritorno avremmo deciso sul posto, specificando al bigliettaio giorno di partenza e orari dei treni con i vari cambi. Tutti regionali veloci, un viaggio tranquillo, con un margine di tempo sufficiente tra un treno e l’altro. Avrei potuto prendere i ticket online ma ero da quelle parti e ho deciso così”.
Aggiungiamo noi, ad un costo accettabile, 114 euro in quattro, poco più di 28 euro a testa, come ci è stato riferito. Sempre meno delle Frecce che poi non è detto, anzi, che anche quelle possano portare eventuali ritardi. La sorpresa è arrivata una volta saliti sul treno, al primo controllo. “La capotreno, peraltro molto gentile – tiene a sottolineare Lucia – ha fatto notare che quei biglietti riportavano, come data di partenza, il giorno della loro emissione. Un evidente sbaglio del bigliettaio della stazione”.
Sta di fatto che i quattro erano in possesso di biglietti non validi per quel giorno e hanno dovuto rifarli in corsa, raddoppiando il costo del viaggio. La capotreno, capendo di non trovarsi davanti a truffatori o chissà che altro, non ha applicato, bontà sua, la sanzione del caso. “Un altro capotreno, sulla tratta successiva ha consigliato – continua Lucia – di fare domanda di rimborso. Anche perché, come riportato dai biglietti originari, risultavano acquistati intorno alle ore 11 del mattino, quando sono andata in stazione per comprarli, a fronte di un treno che, quel giorno, come d’altra parte quello previsto per la partenza, partiva quattro ore prima”.
Chiaro, no? Prova esibita, rimborso garantito. E invece proprio no.
Fatta la richiesta a Trenitalia i quattro si sono sentiti rispondere, con il solito burocratese, norme alla mano, che, riassumiamo, era compito di chi compra il biglietto verificare che quanto richiesto corrispondesse a ciò che era stato comprato in stazione. “Ora – è il ragionamento di Lucia – può anche capitare che un bigliettaio faccia un errore, non è tanto questo il problema, ma, prove alla mano, vista l’incongruenza palese nero su bianco, riconoscere l’errore e rimborsare parrebbe corretto, oltreché logico”.
E invece no. “Grazie a Trenitalia – conclude ironicamente la nostra interlocutrice – Per il rimborso adesso proviamo a farci aiutare dal Centro di ricerca e tutela dei consumatori e degli utenti (Crtcu) e chiediamo a lei se può scriverne qualcosa. Anche per dire a tutti i viaggiatori: mi raccomando, quando fate un biglietto controllate ogni particolare evitando in questo modo la possibilità di regalare soldi a Trenitalia e sentirsi così anche un po’ presi in giro”.
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