Non può lasciare indifferenti l’allarme dell’Assemblea Antirazzista Trento, che aggiornando sulla situazione delle persone richiedenti asilo non accolte dalla PAT, mentre stanno chiudendo i dormitori per richiedenti asilo dell’emergenza freddo, evidenzia le numerose le problematiche di salute riscontrate nelle persone che da mesi sono costrette a vivere in strada, pur avendo diritto, secondo la normativa italiana ed europea, di avere accesso alle misure di accoglienza.
Scorrendo i referti medici dei richiedenti asilo, saltano all’occhio un caso di episodio sincopale dovuto al freddo (la persona in questione è stata trovata incosciente); una persona con difficoltà respiratorie e bruciore epigastrico dovuti al freddo; una persona con placca al femore e gomito deformato a seguito di trauma; un caso di malattia infettiva della pelle dovuta a mancanza di accesso a docce e lavanderia; un caso di malattia ereditaria dei globuli rossi; una persona con un’ulcera ad una gamba a seguito di una ferita non trattata; una persona con il naso fratturato; una persona a rischio cecità a causa di glaucoma e cataratta; tre casi di emorroidi, due casi di dolori articolari, tre casi di carie profonde; una persona con disturbi al sistema urinario.
“È evidente che buona parte di questi referti siano diretta conseguenza delle politiche di negazione dell’accoglienza della Giunta Fugatti; in altri casi sono il risultato della mancanza di servizi per persone senza fissa dimora (lavoratori e non) e dell’ingiustizia sociale che imperversa in Trentino. Questa mancanza di servizi essenziali consegna le persone a situazioni di forte disagio, che possono provocare eventi traumatici e uno stato di abbandono e disperazione soprattutto tra i soggetti più fragili, proprio coloro che in primis dovrebbero essere accolti”, denuncia l’Assemblea Antirazzista Trento, annunciando il proprio sostegno all’esposto depositato dall’avv. Giovanni Guarini per l’Associazione Melting Pot che chiede di indagare sulle responsabilità della mancata accoglienza nel sistema provinciale di Abdeljalil Bendaoud, il giovane di 27 anni morto di freddo a Verona lo scorso 10 dicembre. Il ragazzo aveva manifestato la volontà di presentare domanda di protezione internazionale ed era stato inserito nelle liste d’attesa locali per un posto letto.
Gli attivisti, inoltre, considerato che il dormitorio di emergenza delle scuole ex Bellesini chiuderà con la notte di domenica 4 febbraio, e quello di San Nicolò è già stato chiuso lunedì 29 gennaio, ribadiscono la richiesta di un intervento immediato che deve prevedere il ripristino della corretta procedura di accoglienza delle istanze di asilo da parte delle istituzioni preposte senza addurre una pretestuosa quota prefissata, non prevista dalla legge; l’individuazione di una dignitosa situazione abitativa per tutti i richiedenti asilo fuori accoglienza che non può più essere la Residenza Fersina, già in difficoltà per ragioni di sovraffollamento; il ritorno, quindi, ad un sistema di accoglienza diffuso su tutto il territorio provinciale, lavorando in sinergia con le comunità locali così come è avvenuto per l’accoglienza delle persone ucraine; la realizzazione di un ostello pubblico per lavoratori e lavoratrici privi di alloggio: una struttura indipendente a cui si possa accedere pagando, ad un costo sostenibile, per i propri pernottamenti e non una struttura legata al datore di lavoro, prospettiva che, invece, creerebbe una situazione di totale dipendenza da quest’ultimo.
“i tagli hanno ridotto drasticamente i servizi di inclusione sociale, al punto tale che gli enti gestori sono impossibilitati ad assumere un numero congruo di personale e chiedono alla rete solidale aiuto nei compiti ai minori e negli accompagnamenti in questura oppure a visite mediche. Ricordiamo che sulle migrazioni e quindi sull’accoglienza, in fin dei conti, si sperimentano politiche e gerarchie sociali che poi saranno estese all’intera società. Lo stato di abbandono istituzionale in cui versa l’accoglienza trentina è rivendicato come un successo politico. Facciamo però notare che, sottotraccia e senza tanto clamore, questo modus operandi si sta progressivamente allargando ad altri servizi essenziali e pertanto il tema della direzione intrapresa dalle politiche di welfare dovrebbe interessare l’intera società trentina. È fuorviante credere che nel welfare esistano vasi comunicanti: togliere risorse ed opportunità a qualcuno, non migliorerà i servizi e la vita ad altri”, conclude il comunicato dell’Assemblea Antirazzista Trento.
Lascia una recensione