Mi è stato chiesto anche da Vita Trentina di offrire una testimonianza e un pensiero di fronte al dramma della morte di Ester Palmieri. Non è facile… Ester, madre di tre bambini, uccisa a 37 anni dall’ex-compagno, frequentava la nostra Fraternità della Villa del Palco a Prato ed è stata nostra cara allieva nel Master sull’accompagnamento spirituale al fine-vita; sono stati i suoi compagni di percorso giovedì scorso ad avvisarci mentre eravamo in ritiro.
È stato anche per noi un trauma e un grande dolore, poiché era una donna sensibile, gentile, sognatrice… e aveva fatto del “prendersi cura” il centro della sua vita.
Purtroppo, questa donna sognatrice si è scontrata con i nostri tempi pieni di violenza, e la sua morte si aggiunge al fin troppo lungo elenco di vittime innocenti. Ovunque nel mondo. E ho sempre più un grande timore: che larga parte dell’umanità si stia abituando al male.
Quando a Firenze quell’uomo anziano qualche mese fa venne percosso di fronte all’indifferenza di tutti, fui intervistato da un giornale e ho dovuto far presente che ormai l’informazione ci sta bombardando di notizie terribili: persone abusate, violentate, bruciate vive, annegate mentre cercano aiuto… e non voglio aggiungere altre descrizioni veriste. Di fronte a tutto questo, in fin dei conti per delle semplici percosse a qualcuno verrebbe da dire: “niente di grave”!
Ciò che mi inquieta di più non è tanto il male, che sin dalle origini attraversa la storia umana. Quindi tristemente “umano”. È l’indifferenza al dolore e alla sofferenza. Siamo una civiltà che si sta anestetizzando… e quindi disumanizzando.
Un poema religioso antichissimo, il poema babilonese noto come «Il giusto sofferente», ci mostra come fin dai tempi più remoti è il giusto che soffre, è l’innocente che paga per tutti. Sono passati pochi giorni da quando nella liturgia abbiamo ricordato la “strage degli innocenti” che sembra non cessare mai, e che per noi cristiani è rappresentata soprattutto dalla morte, per ingiusta uccisione, di chi era infinitamente giusto e infinitamente innocente.
Di fronte a tante tragedie, tra cui purtroppo quella di Ester, possiamo solo sperare che tutte le vittime innocenti, una volta varcata la porta della morte, possano offrire la loro vita perché tutta questa violenza e disumanità cessi.
Però desidero che questa non sia solo una riflessione, ma soprattutto un invito a pregare per accompagnarla e per sostenere i figli. E un invito a un esame di coscienza, che vorrei fare io stesso da subito: quante volte non abbiamo dato amore a chi se lo sarebbe aspettato da noi?
So che persone amorevoli e preparate, tra cui anche altri nostri allievi, si stanno prendendo a cuore la famiglia e i figli. Ma non basta, questa resta una ferita che è di tutti, non solo di quel piccolo paese. Altro sangue che allarga la terribile piaga che attraversa tutto il pianeta…
Ester era una donna di cuore, e posso quindi sperare che presto entri nel cuore divino, da dove continuerà a prendersi cura, anche di noi, costretti ad assistere a tanto male. Un abbraccio di cuore a Ester, viva «altrove» dove i suoi sogni si possano finalmente realizzare. E a tutti i suoi parenti e soprattutto ai suoi tre figli.
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Abbiamo chiesto questo ricordo – grazie al settimanale Toscana Oggi – a padre Guidalberto Bormolini, responsabile della Fraternità Villa del Campo di Prato, che Ester Palmieri ha frequentato per la formazione all’accompagnamento delle persone morenti. Si tratta di una comunità attiva dal 2016 dei “Ricostruttori nella preghiera”, movimento ecclesiale nato alla fine degli anni ’70 per intuizione del gesuita p. Gianvittorio Cappelletto sj e riconosciuto nel 1993. Gli appartenenti alla comunità e i volontari costruiscono con le loro mani le sedi che diventano vere e proprie case di preghiera, utilizzate per incontri, ritiri, ecc. Questa ricostruzione a simbolo della ricostruzione interiore che avviene nel silenzio del tempo dedicato all’Infinito.
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