Nei piedi di Marika Ricchi, percorsi di famiglia e di comunità

Sotto i piedi, 2017. Marmo statuario di Carrara e libri, cm 50x40x25

lo spunto

Il progetto dal titolo “Frammenti di vita” incarna il vero senso del lavoro di Marika Ricchi, artista da sempre attenta ai problemi della donna. L’artista concentra il suo percorso artistico sullo studio del corpo con particolare attenzione a frammenti anatomici. Frammentarietà che si riscontra sempre più in questi tempi, non di meno nella concezione della famiglia contemporanea. (…) I piedi, come frammento anatomico rappresentano un cammino, una storia, un’esperienza più o meno costellata da ostacoli e difficoltà, ma anche di momenti di gioia e piacevoli ricordi da vivere e costruire insieme. Un percorso in cui non sempre le intenzioni e i sogni si realizzano. È proprio dal frammento che spesso nasce il desiderio di riunire i pezzi, rimetterli insieme per scrivere una nuova storia e una nuova vita.

Patrizia Buonanno

L’esposizione delle opere ”Frammenti di vita”, i piedi scolpiti in marmo o modellati in ceramica della giovane Marika Ricchi si è tenuta a Trento in occasione del Festival della Famiglia che si è svolto lo scorso dicembre e, che ha avuto per tema il divario, lo “spread” fra “famiglia reale” e “famiglia desiderata”, fra le prospettive, le attese, i sogni da un lato e le difficoltà reali (di crescita dei figli, di lavoro, di sostentamento), con le quali una famiglia vera deve fare i conti. I piedi sono la cifra, il simbolo, la misura di questo divario e sono stati esposti in una mostra allestita dallo studio d’arte Patrizia Buonanno e presentata dal giornalista Simone Casalini, direttore del nuovo quotidiano “il T”.
L’autrice delle opere è una giovane e già affermata scultrice di Cesena che ha esposto in gallerie internazionali ed ha confermato, anche in questa occasione, la sua originalità e bravura. Perché gli artisti si distinguono in due categorie, quelli che si fanno ammirare da chi li osserva per le loro capacità e quelli che fanno anche “viaggiare” con la fantasia i visitatori delle loro opere. Marika Ricchi appartiene a questa seconda categoria, capace di suscitare atmosfere, fantasie, capace di aprire territori sconosciuti, come fanno questi piedi ricavati da marmi preziosi (il bianco di Carrara, il nero del Belgio…) che con il loro andare non solo uniscono momenti, frammenti di vita familiare, ma rappresentano i sogni e gli obiettivi che caratterizzano i rapporti in una famiglia. Perché i piedi servono per camminare insieme agli altri, per affrontare insieme momenti che fanno comunità, come i viaggi e le gite in montagna, servono per esplorare mondi nuovi, ma servono anche per rifiutare la famiglia, quando diventa oppressiva, coercitiva, e fuggirne. Servono per camminare insieme o ricavarsi un proprio spazio autonomo da soli, mettono insieme i frammenti di una vita, ma al tempo stesso possono spezzare la continuità di un percorso di vita, per raggiungere una più alta libertà; quindi, questi “frammenti” appaiono come una rassegna più che appropriata per rappresentare le sfide e i percorsi che una famiglia affronta ma anche con il rischio di infliggere, a chi è più vicino, lasciando i frammenti non composti in unità, indesiderati dolori. “Frammenti di vita” si presenta quindi per ricomporsi, ma anche per cercare un luogo dove una famiglia può stare e crescere. Anche nell’arte – ha osservato Simone Casalini presentando le opere in mostra, vi sono movimenti come l’impressionismo e il postimpressionismo in cui la realtà sembra sfarinarsi in particolari frammenti (vedi le ninfee di Monet), e perdere il suo carattere assoluto. O ancora, passando al cubismo, “Il violino” di Picasso è la scomposizione del mondo e il suo tentativo di ricomporlo in altra forma. Qui sono anticipati tutti i temi della contemporaneità.
Questo per dire – ha proseguito Casalini – che il frammento è anche pluralità. Le opere che Marika Ricchi sottopone all’osservatore sono altrettante possibilità o impossibilità rispetto alla vita, ma tutte esprimono una loro soggettività, un loro protagonismo nella storia.
Vorrei, infine, ricordare, in questa occasione – ha concluso Casalini – il testo di un autore e amico scomparso da poco, Franco Rella, entrato nei grandi classici. S’intitola: “Ai confini del corpo”. In questo caso siamo di fronte a 179 frammenti che rappresentano il tentativo di riflettere intorno al corpo e alla sua esperienza, ma anche ad un’idea di corpo come spazio di strategie che si affermano.
Ai confini del corpo è un titolo che penso potrebbe riguardare anche il lavoro di Marika Ricchi ed è il motivo per cui l’ho citato. I piedi sono ai confini del corpo. Baricentro e periferia nello stesso tempo e quindi frammento per eccellenza. Pur riconoscendone tutti l’essenzialità, i piedi sono una periferia del discorso. Ben altri frammenti di corpo hanno interessato la speculazione artistica e letteraria: gli occhi, le mani, il cuore per citarne alcuni.
Intanto il piede è considerato un capolavoro di biomeccanica. In uno spazio ridotto si concentrano 26 ossa, 33 articolazioni, 114 legamenti, 20 muscoli e 250mila ghiandole sudorifere. Il piede vive prevalentemente occultato – mi ha fatto notare Marika – eppure ha una sua profonda espressività: le dita distese, che si ritraggono, che si sovrappongono, che si allargano. (La rotazione e la flessibilità. La rigidità.) Manifestano stati diversi. Il piede è mille cose: radice perché è al contatto con la terra; concretezza; viaggio; caduta; equilibrio o disequilibrio; impedimento; adattamento. E molte altre possibilità.
Il piede comanda il corpo. Da un appoggio non corretto ne discendono svariate patologie che colpiscono la schiena, le spalle, la testa. Altro che confine. Se prima abbiamo osservato il carattere del frammento come approssimazione e come pluralità, ora il piede ce lo prospetta come unicità.

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