Un telo mimetico copre in parte il presepe della chiesa del Santissimo di Trento, in corso 3 Novembre. Caratteristico delle guerre, dove viene usato per nascondersi dalla fazione contrapposta, è stato scelto perché rappresenta i conflitti che caratterizzano la contemporaneità.
Ma la nascita di Dio, spiegano i volontari dell’AOS (Associazione Oratorio del Santissimo, aderente a Noi Trento) nell’illustrare l’allestimento che porta a scoprire gradualmente la Sacra Famiglia, si manifesta proprio qui. “Da 2000 anni Gesù nasce dove non ce lo aspetteremmo, si mostra e si svela solo a chi lo sa intravvedere nel clamore di ciò che accade intorno”, è scritto nella descrizione del presepe. “La natività irrompe nella storia per strappare il sipario all’ovvietà del male. Si prende la scena delle nostre coscienze, per accendere una luce di speranza negli anfratti più bui della cronaca nera e della storia recente. Ridesta i nostri sguardi distratti, assopiti dal quotidiano, assuefatti alla guerra, stupefatti dai femminicidi“. Per questo, oltre al telo mimetico, ci sono altri due veli nel presepe: uno rosso, a rappresentare la violenza sulle donne, e uno bianco, che simboleggia invece l’indifferenza.
Secondo i creatori del presepe, Dio “ci chiama ad un impegno responsabile, ad una testimonianza coraggiosa, ci chiede di avere fiducia. E invece spesso ci stanchiamo presto di sperare, l’indifferenza diffusa ci rende diffidenti. Facciamo fatica a riconoscere e ad essere i piccoli germogli di speranza che Dio semina lungo le strade della vita, quegli uomini e quelle donne che dedicano ogni giorno a riparare il mondo e le sue ingiustizie. Semplici comparse del quotidiano, che svolgono un ruolo da protagoniste nella storia della Salvezza”, conclude la descrizione che viene letta attraverso un Qr code.
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