Docili allo Spirito per generare il Cristo

Domenica 24 Dicembre 2023 – IV di Avvento1 – Anno B

2Sam 7,1-5.8-12.14.16.; Rm 16,25-27; Lc 1,26-38

«Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra». Lc 1,35

Se le prime tre settimane d’Avvento ci invitavano a riflettere soprattutto sulla venuta finale del Cristo, sul nostro incontro finale con Lui, l’ultima domenica di Avvento ci proietta verso il Natale. Invitandoci a fare memoria della prima venuta del Cristo nella fragilità della nostra umana condizione, la Parola di Dio ci invita ad accogliere il progetto del Padre, la vita del Figlio, il dono fecondante dello Spirito Santo.

Le letture compongono il trittico dell’incontro tra Dio e l’uomo. Per bocca di Natan Dio assicura a Davide: «Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu dormirai con i tuoi padri, io susciterò un tuo discendente dopo di te, uscito dalle tue viscere, e renderò stabile il suo regno. Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio». Il compimento pieno di questa promessa si avrà con l’incarnazione del Figlio di Dio che diventa così Figlio dell’uomo: nel volto di Gesù di Nazareth, figlio di Maria, possiamo incontrare il volto stesso di Dio. La prima lettura ci ricorda anche un’altra profonda verità: il primo passo è Dio a compierlo, sempre. Non siamo noi a muoverci per primi verso Dio, ma è Lui, da sempre, a muoversi per primo verso di noi.

Nella stessa prospettiva leggiamo pure il brano dell’annunciazione, riportato nel Vangelo. È il racconto della vocazione di Maria, è l’annuncio dell’Incarnazione, è l’inizio della nuova creazione, è la prima potente discesa dello Spirito Santo nel Nuovo Testamento, è il primo palpitare di Dio dentro la carne della creatura. L’iniziativa è sempre e comunque di Dio, che vuole però aver bisogno della risposta libera di una giovane ragazza (Maria), che vive in un oscuro e malfamato paese (Nazareth) situato in una delle province periferiche del grande impero (Roma). L’incarnazione rivela quindi quanto sia grande ed importante la libertà di una persona umana, la nostra libertà, se da essa dipende il farsi uomo di Dio e se davanti ad essa Dio stesso non si impone ma domanda. L’incarnazione rivela al tempo stesso che, senza l’apertura allo Spirito Santo, Dio non può abitare in mezzo a noi, men che meno in noi: è lo Spirito a rendere fecondo dentro la nostra persona il seme della Parola di Dio. Il mistero taciuto per secoli è ora il mistero rivelato ed annunziato (seconda lettura). La vita divina si fa vita umana e la vita umana diventa vita divina. Nel pieno rispetto delle prerogative di Dio (al quale nulla è impossibile) una vergine concepisce senza “conoscere” uomo; e nel pieno rispetto delle caratteristiche umane quella stessa vergine porterà in grembo per nove mesi l’uomo-Dio prima di partorirlo a Betlemme, avvolgerlo in fasce e deporlo nella mangiatoia, prendersene cura, allattarlo e pulirlo e accompagnarlo nel cammino della vita.

Riflettendo sul mistero dell’incarnazione del Figlio di Dio da Maria domandiamoci perciò quale uso noi facciamo della nostra libertà davanti alle proposte che Dio ci fa. Chiediamoci fino a che punto siamo aperti all’azione dello Spirito Santo in noi. Come ci suggerisce san Francesco ricordiamo che anche su di noi si posa lo Spirito perché possiamo generare il Cristo, infatti: “siamo madri, quando lo portiamo nel nostro cuore e nel nostro corpo attraverso l’amore e la pura e sincera coscienza, e lo generiamo attraverso il santo operare, che deve risplendere in esempio per gli altri” (2 LFed 53: FF 200).

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