C’è anche la Chiesetta di San Bartolomeo di Pegaia, frazione di Peio, tra i 23 “Luoghi del Cuore” che in tutta Italia avranno nuova vita grazie al FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano, nell’ambito della campagna di sensibilizzazione dei cittadini sul valore del patrimonio e sulla necessità di proteggerlo, restaurarlo e valorizzarlo del Censimento “I Luoghi del Cuore”.
La campagna raccoglie e si impegna a sostenere storie e progetti che raccontano un’Italia di piccole comunità che si impegnano con tenacia a preservare e a valorizzare il proprio territorio a partire dal patrimonio culturale e paesaggistico, riconosciuto testimonianza significativa e imperdibile di storia, identità e tradizioni, ma anche motore di aggregazione sociale e sviluppo economico, stimolo per il coinvolgimento di tutta la comunità, con grande attenzione ai più giovani, e occasione per affrontare i temi della sostenibilità, della crisi ambientale e dell’accessibilità.
Il FAI sosterrà con un contributo di 10.000 euro un progetto di restauro a favore della Chiesetta di San Bartolomeo, in loc. Pegaia, Peio (TN), arrivata al 65° posto della classifica nazionale del censimento 2022 con 4.521 voti raccolti dall’Associazione Fil de Fer, il cui obiettivo prioritario è quello di narrare la storia della Val di Peio quale risultato di accurate ricerche archivistiche; attraverso questa attività l’Associazione ha saputo portare l’attenzione della comunità e delle istituzioni sulla Chiesetta di San Bartolomeo conquistando così una rinnovata attenzione su questo piccolo gioiello, memoria della storia di una comunità.
La Chiesa di San Bartolomeo o di Pegaia, come viene comunemente chiamata dagli abitanti della Val di Peio, è una suggestiva chiesetta situata nel fondovalle a breve distanza dall’abitato di Cogolo, circondata da un’ampia distesa di prati nei pressi della strada che porta alla Val de la Mare. È documentato che i Benedettini di Trento, già nel 1281, avessero dei possedimenti in questa località; si può dunque supporre che l’impianto primitivo della chiesa, di cui oggi resta solo la piccola cappella del presbiterio, risalga al XIII secolo. La tradizione vuole che sia stata parte di un villaggio distrutto da una frana. L’attuale edificio fu consacrato nel 1512 e l’anno successivo, sulla parete esterna absidale, Cristoforo II Baschenis (documentato tra il 1472 – 1520) dipinse tre riquadri: una Madonna col Bambino, Sant’Agostino Dottore della Chiesa e un grandioso San Cristoforo, ben visibile dalla via, a proteggere il viaggio dei pellegrini. L’edificio, di pianta rettangolare, ha il tetto a due spioventi, ricoperto di scandole, con un campaniletto a vela e una sola campana. Anche all’interno si conserva un affresco del 1513 con i Santi Apostoli. Nella parte inferiore sono visibili diversi graffiti, uno dei quali recita: “L’ano 1630 eremo circondati da la peste, santo Rocho ne guardi”. Una cancellata lignea preclude l’accesso al presbiterio che corrisponde alla primitiva cappella: un unico altare seicentesco, in legno intagliato e dorato, sostiene una pala raffigurante una Sacra Conversazione. Il progetto sostenuto da FAI e Intesa Sanpaolo permetterà il restauro degli affreschi sulla facciata esterna della Chiesa realizzati nel 1513 da Cristoforo II Baschenis, oggi molto deteriorati a causa degli agenti atmosferici. Questo intervento rappresenta il primo tassello per un recupero complessivo della chiesetta. Il grande interesse che si è sviluppato attorno al monumento è scaturito proprio dalla promozione ottenuta durante tutte le fasi di raccolta voti al Censimento “I Luoghi del Cuore”.
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