Sul mio tavolo da lavoro, fra le mille cose dolci e belle che riempiono la mia vita, trovo gli spunti per guardare al mondo con occhi semplici, ma pieni di valori. Ci sono una piccola conchiglia e un guscio colorato di riccio di mare raccolti con mia figlia sulla spiaggia del mar della Cina, un foglio consumato con le musiche e le parole della mia canzone preferita assieme alla corda di una chitarra, una piccola icona di un mio amico pittore, matite sparse per disegnare emozioni e pensieri, alcuni biglietti d’amore scritti con bella calligrafia e regalati, con un sorriso, dai miei figli e da mia moglie. Nella confusione delle mille altre cose che richiamano ad un’amicizia, ad un dolore, in mezzo alle foto dei ricordi più belli della strada fatta insieme a tante persone, ultimamente c’è anche un libro di poesie di una donna.
In un mondo occupato dagli uomini, le donne, lo si intuisce da tanti piccoli dettagli, sanno esprimere con più precisione il valore delle cose.
La pagina più segnata e stropicciata porta questi semplici versi: “L’universo non ha un centro, ma per abbracciarsi si fa così: ci si avvicina lentamente eppure senza motivo apparente. Poi allargando le braccia, si mostra il disarmo delle ali, e infine si svanisce, insieme, nello spazio di carità tra te e l’altro”. Questa pagina mi piace davvero tanto perché racchiude in sé l’essenza dell’amore verso tutta l’umanità, soprattutto quella più fragile, quella a cui dobbiamo maggiore attenzione, quella che dobbiamo amare senza calcolo e con coraggio.
In quell’avvicinarsi all’altro lentamente e senza un motivo apparente e in maniera disarmata e disarmante, sta la verità dell’amore puro e disinteressato e anche i motivi, più profondi e ineludibili, dell’essere umili portatori di pace e di giustizia.
La Parola ci richiama costantemente ad una realtà semplice e coraggiosa: in tutto il Vangelo il verbo amare si traduce con il verbo dare (“non c’è amore più grande che dare la vita per quanti si amano; Dio ha tanto amato il mondo da dare suo Figlio; chiunque avrà dato anche solo un bicchiere d’acqua fresca…”).
E insieme all’amare ci indica, con semplicità, di essere a tempo pieno artigiani di giustizia: “non prendete, non devastate, non fate violenza, siate giusti, rispettate la terra e ogni essere umano che la abita”, rispettate le idee, seppur diverse dalle vostre, riflettete sulle parole che vi mettono davanti alle ingiustizie più disumane, abbiate com/passione.
La Parola ci mostra la sua essenza fondamentale e appare allora così felicemente “altra” di fronte alle parole desolanti che riempiono la nostra vita pubblica e di relazione.
Domenica sarà la Giornata della Carità (vedi pag. 15) e la Parola ci richiamerà, senza lasciarci via di scampo, ad essere, là dove si è chiamati, donne e uomini di giustizia e di comunione in mezzo alla famiglia umana.
E per essere donne e uomini di giustizia bisogna incominciare a tessere il mondo, vicino e lontano, del pane condiviso, della tunica data, della generosità senza calcolo per una storia che faccia germogliare giustizia.
Saremo capaci di accendere una luce di speranza in questo tempo di dolori inferti a mani basse, in questo tempo di parole d’odio e di vendetta, di slogan urlati e vuoti di significato?
Saremo capaci di alimentare il fuoco della condivisione, di abbracciare tutte le buone idee, al di là della loro provenienza culturale o religiosa?
Sapremo sostenere, con gioia e impegno, le fiammelle di resurrezione che intravvediamo nel dolore e nella fatica di tanta gente?
Non abbiamo certo bisogno di nuovi eroi, di predicatori dalle parole effimere o di ciarlatani di parole vuote che ci acquietano.
Piuttosto viviamo intensamente la Parola: abbiamo bisogno di tanti piccoli profeti, che, là dove sono chiamati a vivere, siano generosi di giustizia, di pace e di onestà, giorno per giorno anche se non visti. Piccoli profeti che sappiano dialogare con l’essenza dell’uomo, portando, se non tutta la Parola di Dio, almeno il suo respiro alto e decisivo dentro le cose di ogni giorno.
Perché… “si svanisce, insieme, nello spazio di carità tra te e l’altro” mostrando anche il disarmo delle ali.
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