Prosegue dal 23 al 26 novembre con Maria Stuarda, tragedia sul rapporto tra femminilità e potere nata dal genio di Friedrich Schiller, la Stagione del Teatro Sociale programmata dal Centro Servizi Culturali S. Chiara di Trento. Protagoniste dello spettacolo sono due tra le più importanti interpreti del teatro italiano: Laura Marinoni ed Elisabetta Pozzi, dirette da Davide Livermore, regista di opera e prosa di fama internazionale, nonché direttore del Teatro Nazionale di Genova. Una produzione Teatro Nazionale di Genova, Teatro Stabile di Torino-Teatro Nazionale, CTB Centro Teatrale Bresciano.
Continua quindi l’indagine di Davide Livermore sul senso e le possibilità del concetto di Giustizia nel nostro tempo. Così, dopo aver affrontato Grounded, di George Brant, una riflessione su chi si arroga il potere di dare la morte con la tecnologia; dopo aver attraversato l’immane complessità dell’Orestea, prima vera grande opera che narra il superamento della vendetta individuale per la creazione del primo tribunale, ancorché per un processo viziato, ecco Maria Stuarda, capolavoro di Friedrich Schiller del 1800.
La storia è nota: Schiller racconta il confronto serrato e tragico tra Maria Stuart, cattolica regina di Scozia, e la protestante Elisabetta I. In gioco c’è la corona d’Inghilterra e lo scontro sarà implacabile: le parole sono armi, capaci di uccidere. Politica, religione, potere: intrighi e passioni – pubbliche e private – si mescolano in questo violento affresco storico che Davide Livermore ambienta in una scena claustrofobica, dominata da una grande scalinata: un non-luogo in cui tutto è possibile e nella cui astrazione ritroviamo il senso della rappresentazione. Sarà corte, prigione, parco, lo spazio in cui i due opposti si specchiano e si fondono.
La tragedia di Schiller per il regista porta in sé anche una aspra riflessione sul rapporto tra donne e potere. La regina Elisabetta, infatti, si mascolinizza, perde progressivamente le sue caratteristiche di donna pur di vincere la sfida con la rivale. Attraverso Elisabetta è ancora il patriarcato a riconfermare sé stesso. Al contrario, dichiara Davide Livermore «vorremmo lasciarci ispirare da un “principio femminile del diritto”, una legge più umana, più comprensiva e dunque più giusta. Vorrei vedere il potere esercitato da una donna, e non da una regina che è proiezione del maschile, come peraltro era Atena in Eumenidi, capitolo conclusivo dell’Orestea».
Maria Stuarda, però, non è solo un profondo atto d’accusa ai meccanismi contorti del potere. Per sua natura è una potente partitura scenica, che diventa una sfida per due straordinarie attrici. Nella edizione diretta da Livermore, sono due divine come Laura Marinoni e Elisabetta Pozzi (rigorosamente in ordine alfabetico), vestite con gli splendidi costumi firmati da Dolce & Gabbana a contendersi, letteralmente, i ruoli. Sera dopo sera, infatti, sarà una sorpresa anche per le due interpreti scoprire chi vestirà i panni di chi. A decidere la sorte è un gioco teatrale, che nel prologo dello spettacolo indica chi delle due attrici sarà la regina destinata a regnare e chi quella destinata a perire.
«Nella mia ricerca in prosa – prosegue Livermore – mi interessa sempre più scandagliare quello che per me è il fondamento storico del teatro italiano, ossia il “recitar cantando”. Il metodo è sempre lo stesso: “Armonia al servizio della poesia”. La musica sarà una delle colonne portanti della nostra storia». Così per mettere in scena il dramma storico sono stati coinvolti due musicisti diversissimi tra loro, Mario Conte, compositore e sound designer, e Giua, cantautrice e chitarrista, che sarà sul palco insieme agli attori. Dal loro incontro è emersa una scrittura musicale profondamente epica, che porta da Purcell a Dowland (musicista che ha scritto per Elisabetta I) e a Davide Rizzio, amante di Maria Stuarda e compositore di song bellissime, ma il tutto rivisto con l’uso della chitarra elettrica, creando un ambiente sonoro dark e contemporaneo.
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