Domenica ci recheremo ai seggi elettorali portando sulle spalle l’angoscia per i nostri fratelli sotto le bombe. Nel cuore teniamo però la speranza nel Signore della storia, a cui rivolgersi con la forza della preghiera. Sarà un voto pesante, perché arriva in un tempo cupo nel quale anche le schermaglie polemiche di questa campagna elettorale finiscono solo per irritare davanti all’esplosione dell’odio che fa strage degli innocenti. Eppure – tanto più come cristiani – non possiamo maledire l’oscurità.
Per questo, rispondere con responsabilità alla “chiamata alle urne” è un gesto che assume oggi un peso anche simbolico ed educativo per i più giovani, angosciati per il pianeta e i suoi conflitti. Esprime un segnale di fiducia che per noi le leggi anche imperfette della democrazia devono sempre prevalere sulle logiche tribali della violenza. Anche per questo motivo va condivisa l’iniziativa inedita con cui la Federazione trentina delle Cooperative ha acquistato uno spazio pubblicitario sulle testate giornalistiche (vedi pag. 7) per affermare a caratteri cubitali uno slogan efficace: “Chi vince vota”. Davvero, la partecipazione al voto non è solo un diritto ma anche un modo personale e incisivo di portare valore alla propria comunità, ci impegna a costruirla insieme.
Tenendo conto che negli ultimi quindici anni in Trentino si è perso progressivamente più di un 10% dell’elettorato (nel 2018 ha votato solo il 64%), l’appello della Federazione è ancora più significativo e contribuisce a dare peso alla scelta di andare a votare. E di farlo con una coscienza vigile, dopo aver soppesato le proposte dei sette candidati e delle loro coalizioni, il loro stile politico, il loro operato, la loro idea di Trentino per il 2028 (da noi documentata nelle interviste “parallele” del numero scorso) e le premesse – non solo le promesse – di una coerenza lungo i prossimi cinque anni, senza convenienti cambi di casacca. Da questo punto di vista il nostro voto peserà molto sulla composizione di liste, di uomini e di programma dentro l’emiciclo di piazza Dante, sia nelle sessioni provinciali che in quelle, non dimentichiamole, del Consiglio regionale.
La nostra terra, infatti, è attesa da un orizzonte ravvicinato piuttosto nebuloso. Come si è detto e ridetto in campagna elettorale, sta cambiando il clima politico nazionale rispetto alle dibattute autonomie più o meno differenziate, così come si sono modificati i rapporti – non sempre lineari e non sempre collaborativi – con i cugini altoatesini. Le tempeste dell’ultima legislatura – da quella di Vaia, alla pandemia fino alle conseguenze dei conflitti più vicini – hanno lasciato molti insegnamenti severi e l’esigenza di provvedimenti strutturali che vadano ben oltre l’ordinaria amministrazione, anche per poter prevenire eventuali nuove emergenze. E qui non si parla solo di quelle climatiche, richiamate dall’evento del luglio 2022 in Marmolada, ma più in generale di una sostenibilità che passa dai costi energetici alla gestione dei grandi carnivori, dalle grandi opere all’incentivo a stili di vita che tendano ad un’ecologia integrale. Ma è sostenibile anche uno sviluppo che non lascia indietro i più deboli (come richiamano i Rapporti delle Caritas) e i meno favoriti dal punto di vista formativo, che sa generare accoglienza e reale condivisione. Sotto il cielo dei prossimi anni il Trentino – sarà certamente anche più vecchio e bisognoso di cure: sui nuovi amministratori dovrà pesare anche questa ormai facile tendenza al decremento demografico e il dovere di cercare le misure per invertirla (integrando meglio, ad esempio, i tanti fratelli immigrati).
Prospettive che ci fanno cogliere quanto il peso di questo 22 ottobre 2023 va ben al di là dei tanti motivi che stanno a cuore soprattutto agli addetti ai lavori: i riposizionamenti interni alle coalizioni che determinano gli equilibri in Giunta e in aula, il premio o la punizione riservata a partiti storici che hanno scelto di riposizionarsi o a formazioni politiche createsi a seguito di un’uscita contestata da un altro gruppo. Queste elezioni possono avere un peso epocale: fare la nostra parte oltre che un diritto si presenta anche come un dovere.
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