I fatti di inaudita violenza accaduti in questi giorni nella nostra città di Rovereto feriscono il cuore e la coscienza di ciascuno e di tutti. Ci si domanda come la difficoltà di gestione di rapporti tesi e convivenze impervie, i traumi che hanno segnato la salute e la storia di una persona possano travalicare ogni confine di residua umanità nelle persone. Scegliendo l’eliminazione dell’altro.
In momenti come questi penso che sia serio e doveroso rinunciare a frettolose risposte e a facili strumentalizzazioni che portano a liquidare nel concreto la complessità e la drammaticità dei fatti che, a mio modesto parere, costituiscono un segno ed una provocazione per tutti. Da non lasciar cadere.

Viviamo un tempo di profondi cambiamenti; vediamo crescere nel mondo tensioni ed aggressioni in grado di sconvolgere gli equilibri geopolitici esistenti, peraltro anacronistici rispetto alla domanda che viene imposta dal mutamento delle situazioni ; la paura, soprattutto negli ultimi tempi, complice anche la pandemia, sta alimentando l’ansia e sviluppando un senso diffuso di precarietà, facendo esplodere la violenza nelle sue varie forme.

Penso che quanto è accaduto, che raccoglie un dolore enorme, che vorremmo allontanare, quasi nascondere, ci impegnerà a fermarci e a riflettere con responsabilità e fiducia: istituzioni pubbliche, cittadini, Associazioni ed ogni altra forma di aggregazione sociale.
La vicinanza e la solidarietà di noi tutti alle persone coinvolte nei due casi non può esimerci da questa “fatica”, da compiere insieme per dare luogo ad una ripartenza che si proponga in concreto di operare per una rigenerazione dei rapporti sociali e per una serena coesione sociale. Ciascuno con le proprie competenze e nel proprio ruolo di servizio e/o di volontaria messa a disposizione di tempo, di passione, di cura e di desiderio di sana complicità.

Quanto è accaduto, senza cercare nemici o colpevoli, ci porti ad individuare insieme le falle della rete sociale che esiste a protezione e cura di ciascun cittadino e della Comunità.
Raccogliamo da tanto dolore l’impegno a diventare migliori.