GMG di Lisbona, il Papa alla veglia: “La gioia è missionaria, va portata agli altri”

Un milione e mezzo di giovani hanno affollato il Campo da Graça di Lisbona per la Veglia della Giornata Mondiale della Gioventù con il Papa, momento culminante di ogni Gmg insieme alla Messa, in programma domenica 6 agosto alle 9 (le 10 italiane).

È Maria, missionaria della gioia, la protagonista della meditazione di Francesco, che aveva cominciato la sua quarta giornata in Portogallo da pellegrino a Fatima, in preghiera per la pace.

“GMG Lisbona 2023”. La veglia di preghiera presieduta da Papa Francesco al parco Tejo. Foto Siciliani-Gennari/SIR

La gioia è missionaria, non è per noi stessi, è per portare agli altri”, esordisce papa Francesco abbandonando il testo scritto per rivolgersi direttamente ai presenti. “Io vi chiedo: voi che siete venuti a cercare qui un senso della vita, questo lo terrete per voi o lo porterete agli altri? La gioia è missionaria, quindi io devo portare questa gioia agli altri”.

“Tutti, se ci guardiamo indietro, vediamo persone che sono state raggi di luce: genitori e nonni, preti e suore, catechisti, animatori, insegnanti”, sottolinea il Papa: “Ognuno pensi alle persone che sono state le radici della nostra gioia. Noi abbiamo radici di gioia: e anche noi possiamo essere per gli altri radici di gioia: non una gioia del momento, ma una gioia che crea radici”. “Come possiamo diventare radici di gioia?”, ha quindi chiesto il Papa ai giovani: “La gioia non è in una biblioteca chiusa, anche se bisogna studiare. La gioia occorre cercarla, scoprirla nel nostro dialogo con gli altri: dobbiamo andare alle radici della gioia che abbiamo ricevuto. E questo qualche volta stanca”. “Vi siete stancati qualche volta?”, l’altra domanda ai presenti: “Pensa a cosa succede quando sei stanco, non hai voglia di fare niente. Uno si lascia andare, smette di camminare e cade. Voi credete che una persona che cade nella vita, che ha fatto qualcosa di grave, è un fallimento, che è finita quella persona? No! Che cosa deve fare? Alzarsi. Gli alpini, a cui piace salire sulle montagne, hanno un canto molto bello che dice: ‘nell’arte di salire quello che importa non è non cadere, ma non rimanere per terra’. Chi rimane per terra è un pensionato della vita, ha chiuso con tutto. Quando vediamo qualcuno che è caduto, cosa dobbiamo fare? Aiutarlo a rialzarsi. L’unico momento in cui è permesso guardare una persona dall’alto verso il basso è per aiutarla ad alzarsi. Quante volte vediamo persone che ci guardano dall’alto in basso: è triste”. Poi una metafora calcistica: “Dietro un gol c’è moltissimo allenamento, dietro un successo c’è moltissimo allenamento. Alzarmi, non rimanere per terra e allenarmi a camminare. E tutto questo si impara dai genitori, dai nonni, dagli amici: portiamoci l’un l’altro per mano. Camminare, e se si cade rialzarsi; camminare con una méta; allenarsi tutti i giorni nella vita. Nella vita niente è gratis, tutto si impara. C’è solo una cosa gratis: è l’amore di Gesù. Con questo ‘gratis’ che abbiamo e con l’amore di Gesù, camminiamo nella speranza. Guardiamo le nostre radici e andiamo avanti. Non abbiate paura!”.

Sul parco che si affaccia sul fiume Tago, un milione e mezzo di giovani sono rimasti in un silenzio orante, gli occhi diretti al crocifisso illuminato sul palco e all’anziano Papa che ridiventa giovane con loro. Poi il suono melodioso e struggente del fado. Adesso la notte può cominciare a scendere sopra i canti, le preghiere e la festa dei pellegrini.

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