Non toccategli il ponte, al ministro Salvini. L’ha imparato a sue spese – si fa per dire – don Luigi Ciotti, il sacerdote fondatore del Gruppo Abele e di Libera – Associazioni, nomi e numeri contro le mafie, apostrofato dal Capitano con un “quel signore con la tonaca” che si permette di adombrare possibili interessi della malavita organizzata intorno ai futuri appalti del Ponte sullo Stretto (un’opera della quale, ammesso che si faccia, neppure si è in grado di quantificare il costo).
La tirata d’orecchie a don Ciotti è arrivata durante l’evento “L’Italia dei sì. Progetti e grandi opere per il Paese”, dalla Gronda di Genova fino – appunto – al Ponte sullo Stretto, voluto dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti e vicepremier a Roma per presentare il piano infrastrutturale strategico del Paese dal 2023 al 2032. L’affondo di fronte a manager di imprese e a rappresentanti delle associazioni di categoria, ad ambasciatori, rettori.
Che aveva detto don Ciotti, per indispettire Salvini? A un convegno in Calabria, a Bovalino, aveva paventato il rischio che il Ponte sullo stretto potrebbe unire non “due coste, ma due cosche sicuramente sì”. Una battuta giocata sull’assonanza tra le due parole, ma inserita all’interno di un ragionamento ben più complesso e articolato, ignorando il quale Salvini si è adombrato, incorrendo però in uno scivolone. Perché alla tonaca don Ciotti ha sempre preferito il grembiule, lo sporcarsi le mani, il servire, come ci ricordava a Trento nel febbraio 2013 in occasione dei funerali di don Dante Clauser, il prete che con don Ciotti aveva fondato, negli anni Ottanta, il Cnca, e che, come lui, viveva profondamente il Vangelo: quel Vangelo che, ci ricordava ancora don Ciotti, “raccomanda la parresia, cioè il parlare chiaro” e ci invita “dove viene soffocata la libertà, la dignità delle persone, dove c’è illegalità, mettendo in gioco la nostra vita”. Anche in questa occasione don Ciotti ha parlato chiaro. In buona compagnia, perché di possibili appetiti mafiosi sul Ponte hanno parlato, tra l’altro, il presidente dell’Autorità Anticorruzione Giuseppe Busia, e il suo predecessore Raffaele Cantone.
Lapidaria la nota congiunta di Anpi, Arci, Acli, Greenpeace, Legambiente e Wwf: “Ad essere ignoranti, volgari e superficiali sono le parole di un ministro della Repubblica che ignorando il disastro delle mobilità nel Mezzogiorno, a partire dai ritardi drammatici della rete ferroviaria in Sicilia e Calabria, oltre all’emergenza climatica che devasta il Paese, rilancia con superficialità il progetto di un fantasmagorico e costosissimo Ponte sullo Stretto, usando toni volgari nei confronti di chi spende la sua vita contro le mafie, molto più concretamente di quanto abbia mai fatto Salvini nella sua carriera politica”.
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