È una grande notizia, soprattutto per l’Africa più povera dove la malaria uccide un bambino sotto i cinque anni ogni minuto. L’Organizzazione mondiale della sanità ha annunciato, la settimana scorsa, che il vaccino anti malaria, scoperto nel 2019, somministrato in questi anni a 1 milione e 700 mila bambini di tre Paesi pilota – Ghana, Kenya e Malawi -, è “sicuro ed efficace” e nei prossimi due anni sarà distribuito in 18 milioni di dosi in altri dodici Paesi africani tra i più colpiti dalla malattia: Benin, Burkina Faso, Burundi, Camerun, Repubblica Democratica del Congo, Liberia, Niger, Sierra Leon, Uganda.
La pandemia di Covid aveva rallentato, se non fermato, disgraziatamente, il programma di distribuzione del vaccino che ora riparte. La pandemia ha avuto un effetto negativo anche sul rallentamento delle misure di prevenzione e profilassi che, in assenza del vaccino finalmente scoperto, erano state le misure che finora avevano contribuito a ridurre in maniera significativa il numero di malati e di decessi. Nel 2020 e 2021, gli anni del Covid più letale, e questo è uno degli sciagurati “effetti collaterali” della pandemia che hanno colpito i Paesi più poveri, i malati e i morti a causa della malaria sono cresciuti dopo che da anni si riducevano. Nel 2019, prima del virus, come documenta il “Rapporto mondiale sulla malaria 2022” dell’Organizzazione mondiale della sanità, si erano registrati 232 milioni di casi di malattia e 568 mila morti. Nel 2021, anno culminante del Covid, i casi di malaria sono saliti a 247 milioni, e i morti, addirittura, a 619 mila. Quello che molti osservatori (e noi stessi) hanno scritto in questi anni è dimostrato da questi dati. I paesi ricchi sono stati privilegiati non solo nella somministrazione del vaccino anti Covid, ma anche nella profilassi e cura delle altre malattie. I più poveri sono stati accantonati negli anni del Covid.
In Africa si verificano il 95% dei casi mondiali di malaria e il 96% dei morti. Il programma di distribuzione del vaccino parte dai 12 Paesi africani più colpiti e privilegerà le aree dove il rischio per i bambini è più alto. Nei prossimi anni coinvolgerà altri 16 Paesi africani. È coordinato dall’Organizzazione mondiale della sanità ed è finanziato da Gavi (Alleanza per i vaccini) in collaborazione con il Fondo globale per la lotta all’Aids, alla tubercolosi e alla malaria, e con Unitaid. Si prevede che nel 2026 saranno distribuite tra 40 e 60 milioni di dosi annue, per raggiungere le 100 milioni di dosi annue nel 2030. Queste cifre vogliono dire: speranza di vita molto alta per milioni di bambini destinati altrimenti a morire.
La malaria umana, come ci ricorda l’Istituto superiore di sanità, “è una malattia che può avere esito fatale, causata da protozoi parassiti trasmessi all’uomo da zanzare femmine infette, del genere Anopheles.” Lo stesso Istituto ne sintetizza i sintomi: “A seconda della specie di plasmodio, compaiono dopo 7, 15 o più giorni dalla puntura della zanzara infetta. Sono di varia natura, ma solitamente consistono in febbre, spesso molto alta, mal di testa, vomito, diarrea, sudorazioni e brividi scuotenti, tutti sintomi, almeno inizialmente, comuni a una qualsiasi sindrome influenzale o ad altre infezioni. La patogenicità dei plasmodi è legata alla loro capacità di invadere e distruggere i globuli rossi a cui segue la sintomatologia principale della malattia, rappresentata da accessi febbrili ricorrenti e anemia.” La malaria è diffusa, in vario modo, anche nei Paesi del Sud-est asiatico, del Medio Oriente e dell’Asia Centrale, del Pacifico occidentale e dell’America centrale e meridionale. Quasi metà della popolazione mondiale, ricorda L’Istituto superiore di sanità, soprattutto quella residente in Paesi poveri, vive in aree a rischio di malaria.
In Italia la malaria è stata a lungo una delle malattie più pericolose ed è stata debellata soltanto a metà del ‘900. Era il problema sanitario più grave negli anni che seguirono l’Unità d’Italia. Fu anche una delle cause della Grande emigrazione di fine ‘800 e dei primi decenni del ‘900 verso le Americhe che svuotò il Polesine, altre vaste zone della Pianura Padana e diverse regioni del Meridione. Si fuggiva dalla povertà come si fuggiva dalla malaria. IlMa nel mondo di oggi, come abbiamo visto, milioni di persone ne sono ancora colpite, anche mortalmente. Il vaccino porta speranza. Ma è indispensabile più che mai una lotta serrata alla povertà e alle spaventose disuguaglianze. È su queste che cresce la vulnerabilità alle malattie. Fame, scarsa disponibilità di acqua potabile, estrema povertà delle abitazioni, mancanza di sistemi sanitari pubblici aperti a tutti, debolezza dei sistemi scolastici, tutto questo rende la vita di milioni di bambini più fragile e più esposta alle malattie. Il tema della giustizia internazionale deve tornare in cima alle agende della politica.
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