Un seme da accogliere per portare frutto

Illustrazione di Fabio Vettori

16 luglio 2023 – XV domenica TO A

Is 55,10-11; Rm 8,18-23; Mt 13,1-23

«Gesù parlò alla folla di molte cose, in parabole». Mt 13,3

A partire da questa domenica ci vengono proposte le parabole del regno. Sono brevi racconti che utilizzano delle immagini note agli ascoltatori, tratte dal mondo dei contadini, dei pescatori, dall’esperienza quotidiana. Dentro queste immagini, che fan parte dell’esperienza quotidiana e comune, viene inserito un elemento strano, che costringe l’ascoltatore a riflettere. Nelle parabole
c’è qualcosa di molto comune e al tempo stesso qualcosa di misterioso. Proprio per questo esse ci aiutano a capire qualcosa del mistero del Regno di Dio (e qualcosa di Dio stesso), ma non ci permettono mai di esaurire il mistero. Chi è aperto al messaggio di Gesù sarà in grado di intendere il senso delle sue parole, chi invece lo ascolta, prigioniero dei propri pregiudizi e stereotipi, coglierà sempre e solo gli aspetti superficiali, ma non il senso vero e profondo. Qual è il contenuto centrale della parabola del seminatore così come Gesù l’ha raccontata (cfr. la forma breve proposta dalla liturgia)? Anzitutto balza all’occhio la straordinaria fiducia con la quale il seminatore semina, dal momento che spreca la sua semente anche lì dove non ha senso spargerla (tra i rovi, tra i sassi, sulla strada). In secondo luogo, notiamo che, sebbene solo la quarta parte cada sul terreno buono, tuttavia è sufficiente per ottenere un raccolto abbondante.

Scopriamo così che il Regno di Dio nasce dalla predicazione di Gesù, una predicazione fiduciosa e a tutto campo. Gesù è disposto a seminare dappertutto, non gioca al risparmio nell’annunciare la Parola di Dio. Scopriamo al tempo stesso che l’efficacia della parola di Gesù risiede nella forza stessa della parola annunciata: basta che essa attecchisca su un po’ di terreno buono per raggiungere risultati insperati. Proprio come aveva preannunziato il profeta Isaia, è una Parola che ha una forza di crescita e una efficacia intrinseca. Possiamo chiederci anche qual è il significato della interpretazione allegorica che l’evangelista Matteo riporta come spiegazione della parabola (cfr. la forma lunga proposta dalla liturgia).

Nella spiegazione allegorica l’attenzione non è più sul seme ma sul terreno nel quale il seme cade. Non si riflette più sulla forza intrinseca della Parola ma sulle disposizioni necessarie per accoglierla in modo che essa porti frutto. Viene quindi sottolineato che ci sono ascoltatori nei quali l’annuncio del Regno di Dio non attecchisce perché non trattengono nulla nella memoria del cuore, oppure per via dell’incostanza nelle tribolazioni o a causa delle preoccupazioni mondane. Il terreno buono al contrario rappresenta colui che ascolta e comprende la parola, vale a dire colui che l’ascolta, ne coglie il significato esistenziale e cerca di viverla. Riflettendo su questa parabola san Francesco ci esorta ad allontanare ogni impedimento e mettere da parte ogni preoccupazione e ogni affanno, per impegnarci “a servire, amare, onorare e adorare il Signore Iddio, con cuore mondo e con mente pura, ciò che egli stesso domanda sopra tutte le cose” (Rnb XXII,27: FF 60). E accogliere la Parola di Gesù diventa costruire “in noi una abitazione e una dimora permanente a Lui, che è il Signore Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo” (Rnb XXII,28: FF 61).

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