Recinzioni, cani da guardiania, presenza di personale sembrano non essere sufficienti. Le predazioni da grandi carnivori sono in continuo aumento e non si riescono a trovare le tecniche che possano definitivamente salvaguardare le mandrie o le greggi. A poche settimane dall’inizio della stagione dell’alpeggio, la CIA – Agricoltori Italiani del Trentino, lancia l’allarme da malga Boldera di Ala, sui monti Lessini, dove i rappresentanti locali dell’organizzazione sono saliti nella giornata di ieri, venerdì 7 luglio, per esprimere vicinanza e vedere con i propri occhi quanto accaduto recentemente sui pascoli gestiti dalla Società Allevatori di Ala.
Dal 6 al 28 giugno, in soli venti giorni, si sono verificate infatti diverse predazioni da parte dei lupi, presenti con tre branchi sui monti Lessini. Sono state predate o ferite in modo irrimediabile 13 vitelle e due asini, su un totale di 64 vacche e due asini. L’allevatore Cornelio Bazzanella ha perso 8 vitelle sulle 11 di sua proprietà. “Il danno non è soltanto la predazione, ma tutto quello che c’è dietro e che non è coperto dal risarcimento: il tempo per la ricostruzione dei recinti, il trasporto e lo smaltimento delle carcasse, le cure veterinarie per gli animali feriti, ma non solo, c’è il trauma degli altri animali per lo spavento, spesso poi le gravide perdono il vitello!”, ha raccontato Cornelio.
Malga Boldera è riconosciuta come un esempio virtuoso di gestione: nel 2016 erano stati realizzati assieme alla Forestale, dei recinti sperimentali anti-lupo con caratteristiche particolari. Una recinzione montata e smontata ogni anno, costituita da 7 fili elettrici lungo tutto il perimetro del pascolo, ovvero 3,2 chilometri, per un totale quindi di 22,5 chilometri di filo pastore. Il pascolo è suddiviso in due settori per una migliore gestione degli animali e per garantire maggior tensione elettrica.
Ora il recinto è stato violato. “Sembrava che le tecniche costruttive fossero decisive e invece non è così. Siamo davanti a una situazione drammatica: i lupi si gettano a capofitto tra i fili elettrificati infilandosi all’interno del recinto e predando le manze, e non è nemmeno possibile aumentare il voltaggio dei recinti perché si creerebbe un pericolo di morte per elettrizzazione per persone e animali”, spiega nella sua nota la CIA. “Da qualche anno si chiede che la direttiva Habitat e le norme di tutela europee e nazionali si adeguino alle circostanze, alla presenza ormai eccessiva di predatori in alpeggio, permettendo la gestione anziché prevedere solo la tutela e il risarcimento. Il numero di predatori è ormai ben al di sopra della soglia della tanto declamata convivenza. Il mondo agricolo, in particolar modo quello zootecnico, da tempo chiede di intervenire dove necessario, ma da troppo tempo non si hanno risposte convincenti. E ormai è sotto gli occhi di tutti che, se la Comunità europea e lo Stato nazionale non interverranno a brevissimo con provvedimenti concreti, il destino dell’allevamento di montagna sarà segnato con tutte le conseguenze del caso”.
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