È stata lanciata da Sportello casa per tutt* la raccolta firme per combattere le separazioni familiari dovute a uno stato di precarietà abitativa. Infatti – denunciano gli attivisti dello Sportello – è ormai prassi, in caso di famiglie che vivono una situazione di precarietà abitativa, prospettare e talvolta attuare la separazione del nucleo, collocando madri e figli minori in strutture pubbliche e costringendo invece padri e figli maggiorenni ad arrangiarsi.

“I minori, divisi da almeno uno dei genitori, si trovano a vivere in un contesto di accoglienza pensato per far fronte a situazioni di vulnerabilità nate a causa di problematiche interne al nucleo familiare, non da situazioni di emergenza abitativa dettate da un mercato immobiliare saturo e inflazionato e da un’edilizia pubblica insufficiente”, continuano gli attivisti.

“Casa per tutt*” denuncia anche l’inadeguatezza delle istituzioni che dovrebbero garantire il diritto all’abitare affermando essere proprie queste le prime a mettere a rischio l’integrità dei nuclei familiari. “Ad oggi l’Istituto per l’Edilizia Abitativa della Provincia Autonoma di Trento (ITEA) – scrive lo sportello nel lancio della petizione – lascia circa 1.000 alloggi sfitti. A partire dal 2018 l’utenza ha riconsegnato all’ente molti più alloggi di quanti esso riesca a ristrutturare e intenda ristrutturare nel prossimo futuro. Eppure, dietro disposizioni della Provincia, ITEA, noncurante del contesto e delle proprie carenze, non solo non mette a disposizione un numero adeguato di alloggi d’urgenza, ma, senza attendere soluzioni alternative, sfratta per finita locazione inquilini e inquiline“.

Con la petizione (qui il link) si chiede alle istituzioni competenti di sospendere gli sfratti di famiglie con minori, disabili e anziani fino al reperimento di un nuovo alloggio dignitoso, lo stanziamento di fondi per offrire ricovero in residence od ostelli a famiglie rimaste prive di alloggio e, infine, la messa a disposizione di un maggior numero di alloggi a canone sociale e moderato.