Ingegnere “pentito“ e “consumatore critico”, Dario Pedrotti da una ventina d’anni corre in montagna e lo racconta con articoli e libri. Racconta questa sua passione ai ragazzi e alle ragazze della classe 1ªD della scuola media del Collegio Arcivescovile Trento.
Dario, skyrunner: mestiere e passione?
Correre in montagna, per un sacco di ore, è il mio secondo mestiere, quello che mi fa divertire. L’altra settimana, ad esempio, sono partito alle 19.15 da Madonna di Campiglio e ho corso fino alle 12 e mezza del giorno dopo, per arrivare a Trento.
Da quanto tempo pratica questo sport?
Da una ventina d’anni.
Come le è nata questa passione?
Un tempo pensavo che correre in montagna fosse una cosa stupida. Un giorno ho visto una foto molto bella di una corsa in montagna ed è scattato qualcosa.
A che età si può cominciare?
È uno sport che si pratica non da giovanissimi. Io ho iniziato intorno ai 35 anni.
Che cosa le piace di più di quest’attività?
Uscire dal bosco quando in montagna sta per sorgere il sole.
Riesce a guadagnarci?
Non abbastanza per vivere, infatti è il mio secondo lavoro. Però mi pago in parte le gare a cui partecipo scrivendo articoli su siti e riviste.
Non ha paura di incontrare l’orso?
Un po’ sì. Ma è solo una delle cose che possono capitarti quando corri in montagna. Il rischio di essere aggredito da un orso è molto più basso del rischio di essere investito da un autobus alla fermata.
Se dovesse incontrarne uno?
Spero di essere capace di fare quello che suggeriscono: sdraiarmi per terra e aspettare, mostrandogli che non sono un pericolo per lui.
Si è mai imbattuto nel lupo?
No, sono animali schivi. Negli ultimi 500 anni in tutta Europa non c’è stato mai un attacco di lupi alle persone. Mi è capitato però di notte di illuminare con la luce frontale coppie di occhi nel buio.
Quali animali ha incontrato in montagna?
Tanti camosci, caprioli, qualche lepre, la volpe, scoiattoli.
E quale vorrebbe incontrare?
La lince, ma è difficilissimo.
Va da solo a correre?
Sì, vado quasi sempre da solo. Mi lascio assorbire da quello che ho intorno, soprattutto di notte è una cosa quasi magica.
Le è capitato di farsi male, magari di notte?
Non mi è mai successo nulla di serio, però il rischio zero non esiste: occorre sempre prestare la massima attenzione.
Quali sono i rischi della corsa in montagna?
Cadere, prendere una “storta”, magari dove il telefono non prende.
Come si allena per essere al suo livello?
Faccio tre allenamenti a settimana, da tanti anni. Quelli forti forti ne fanno sei a settimana.
Quanto dura l’allenamento?
Circa un’ora, ma una volta al mese faccio un allenamento da venti-trenta ore.
Fa anche pesi, stretching?
Odio fare pesi e odio fare stretching. Differenzio gli allenamenti cambiando il tipo di corsa.
Ha un allenatore?
C’è un amico insegnante di ginnastica con cui mi confronto, mi dà qualche dritta.
Se la notte corre, di giorno riposa?
Dipende da quello che devo fare quel giorno.
Le sue uscite come le programma?
Di solito mi prefiggo di seguire un certo itinerario, che mi consenta di avere delle vie di uscita, se mi rendo conto di non poterlo percorrere tutto.
Lei fa anche gare. Si ritiene bravo?
Di solito arrivo o tra gli ultimi dei più forti o tra i primi dei più scarsi.
Qual è il suo punto debole?
Soffro un po’ d’asma. E sono molto alto e quindi, pur essendo magro, sono abbastanza pesante.
Quando corre cosa porta con sé?
Nello zainetto metto dei vestiti per tutte le occasioni – in montagna può fare freddo, può cambiare il tempo -, un kit di pronto soccorso, cibo, gel nutrienti, acqua, telefono e tessera del trasporto pubblico. In inverno porto anche dei ramponcini per attraversare dei tratti innevati.
Quanto costa l’abbigliamento da skyrunner?
Circa 4-500 euro, serve attrezzatura di qualità.
Usa delle scarpe particolari?
Uso scarpe per la corsa in montagna, che sono come scarpe da ginnastica ma un po’ più rigide davanti e più robuste.
Come si alimenta uno skyrunner?
In gara non ci si può fermare a fare il pranzo, si mangia qualcosa ogni ora e mezza/due.
Segue una dieta particolare?
No, mi piace mangiare e correndo e consumando tante calorie posso mangiare tantissimo.
Dove è stato a correre?
In Trentino quasi dappertutto. La maggior parte delle gare le ho fatte nel Nord Italia: in Valle d’Aosta, in Piemonte. Una volta sono stato in Abruzzo, sul Gran Sasso. Ho corso anche in Austria e in Corsica.
Le sue gare più importanti?
Il Tor de geants, in Valle d’Aosta, e l’Ultra Trail del Monte Bianco, con tantissima gente da ogni parte del mondo.
La gara più lunga?
Il Tor de geants: 350 km . Ci ho messo 115 ore, cinque giorni dalla domenica a mezzogiorno a giovedì notte.
Quella che le è piaciuta di più?
Il giro intorno al Cervino, l’anno scorso, anche se mi sono ritirato.
è mai arrivato primo?
Sì… un po’ per caso.
C’è un progetto che si prefigge, un traguardo da raggiungere?
Quest’anno mi piacerebbe fare una gara a tappe che parte dalla Germania e arriva in Trentino, attraverso le Alpi. E una gara all’isola d’Elba.
Ci dice qualcosa dei libri che ha scritto?
Sono racconti delle mie gare in montagna e dei miei allenamenti.
In famiglia la sostengono? Sono preoccupati quando lei è fuori a correre?
Mia moglie anche se sa che è un’attività potenzialmente pericolosa rispetta questa mia scelta. Mia madre è quella che si preoccupa di più. Vorrebbe che smettessi.
Intervista a cura della classe 1ªD della scuola media del Collegio Arcivescovile Trento
La scheda:
Nome: Dario
Cognome: Pedrotti
Professione: skyrunner
Segni particolari: è diventato skyrunner grazie a una foto. Il sogno nel cassetto? Incontrare nelle sue corse nei boschi l’elusiva lince
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