“In risposta all’occupazione della nostra città da parte del Festival dell’Economia, come studenti abbiamo sentito la necessità di riappropriarci pacificamente degli spazi che attraversiamo nel quotidiano”. Così gli studenti dell’assemblea studentesca contro il Festival dell’Economia, che questa mattina hanno occupato la facoltà di Sociologia, costringendo a spostare alcuni appuntamenti, tra cui quello con il ministro Lollobrigida.
“Desideriamo rendere Sociologia – e l’Università – uno spazio aperto a tutta la cittadinanza in cui dibattere e discutere su come creare un futuro alternativo, dal basso, collettivo. In un Festival che si fa portavoce di discutibili narrazioni politiche, teoriche e scientifiche capitaliste, in un momento storico di profonda crisi, abbiamo deciso di prendere una posizione politica netta contro il Festival dell’Economia e il modello di società che rappresenta”, aggiungono gli studenti in una nota.
“Poniamo una critica concettuale a un Festival che viaggia su categorie ‘scientifiche’ veicolate da una retorica politica neoliberale, reazionaria e guerrafondaia. La presenza di ministri di questo governo (19) e amministratori delegati è indice di un preciso indirizzo politico. Multinazionali come Enel, Renault e partner come Intesa San Paolo, Ferrovie dello Stato, Confindustria e il Sole24Ore giostrano un Festival che di scientifico ha poco ma di interessi economici privati ne ha tanti”, commentano gli studenti.
Secondo l’assemblea studentesca contro il Festival dell’Economia, “lo slogan ‘Il Futuro del Futuro’ è un chiaro tentativo di distrarre il focus dell’attenzione: le persone presenti al Festival non sono assolutamente disposte a guardare il futuro, ma sono qui a imporci una visione pregna di una retorica politica anacronistica che ha ampiamente mostrato i suoi drammatici fallimenti. Occupiamo per riappropriarci del nostro tempo, della nostra vita, del nostro futuro, della nostra Università. La giustizia e l’Italia che vorrebbe chi in questo festival presenzia è una chiara volontà di sovradeterminare le nostre vite e le nostre esperienze”.
Tra i punti menzionati dagli studenti, ci sono i “provvedimenti omicidi del governo Meloni contro l’immigrazione”, la “passività dei governi di fronte al collasso eco-climatico” e “la complicità criminale delle amministrazioni nel perseguire grandi opere disastrose come il Tav”. Ma anche rivendicazioni recenti come “il carovita e la speculazione sugli affitti, di cui – dicono gli studenti – siamo vittime ignorate”.
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